Siamo tutti Chávez! Per una introduzione al pensiero e all’azione del Comandante rivoluzionario per il Socialismo del XXI Secolo.

  Rita Martufi e Luciano Vasapollo1

1. “Ho scoperto la mia vera essenza, o parte dell’essenza della vita”

             Chávez entra nell'accademia militare nel 19702, all'età di 17 anni. Racconta a Marta Harnecker che in quegli anni non era mosso da nessuna passione politica avendo come unica aspirazione quella di diventare un famoso giocatore di baseball. Ricorda il giorno in cui cadde l'aereo con Isaías “Látigo” Chávez, il suo idolo tra i giocatori di baseball. All'epoca Chávez aveva 13 anni, giocava a baseball nella squadra di Barinas con i suoi compagni, erano ragazzi provenienti dal popolo, dai quartieri, dai campi. In quel momento storico la guerra di guerriglia stava finendo e il Venezuela stava entrando in un periodo di relativa stabilità democratica. Non voleva entrare nell'Accademia Militare come stavano facendo alcuni suoi amici, ma quando venne a sapere che tra i graduati erano presenti due allenatori di baseball molto importanti decise di arruolarsi.

            Descrive così i suoi sentimenti: “Con l’uniforme, con un fucile, un poligono, la stretta disciplina, le marce, il trotto alla mattina, le scienze militari […] mi sentivo come un pesce nell’acqua, come se avessi scoperto la mia vera essenza, o parte dell’essenza della vita, <mi vocacion verdadera>”3.

            Chávez studia Scienze Politiche e comincia ad interessarsi alla teoria militare; entra nell'esercito, la vecchia scuola militare aveva da poco deciso di predisporre una specie di università militare.

 

            Si appassiona a leggere le opere di Mao e da quelle letture dichiara di aver tratto delle conclusioni molto importanti per la sua vita. Una di queste era che la teoria della guerra era costituita da varie componenti, da variabili da calcolare, in cui fondamentale rimaneva l’etica: il risultato di una guerra non dipendeva solo dai fucili e dalle altri armi, ma dall'uomo e dalla sua morale. Mao sosteneva che il popolo è l'esercito, e Chávez ha cercato di realizzare questo concetto sin dall'adolescenza con sempre una visione a carattere civico-militare.

            Nella formazione di Chávez è evidente l’assimilazione della teoria e pratica rivoluzionaria dei Padri della Patria Americana, come Josè Martì. Anche Mao aveva un vivo interesse per tutta l’Asia e i paesi colonizzati, per i paesi coloniali, in generale, e per le classi popolari.

            Va detto che nei primi tempi il processo rivoluzionario  venezuelano non aveva una ideologia ben definita; infatti, non assumeva il marxismo come ideologia fondante di riferimento, anche se va sottolineato che assolutamente mai si sono auspicate caratterizzazioni ideologiche o pratiche antimarxiste. Chávez aveva l’idea di far avvicinare  il suo progetto rivoluzionario con le tradizioni nazionali e quattro solo le figure principali di ispirazione: Simón Bolívar, Josè Martì, Simón Rodríguez e Ezequiel Zamora, ma poi lo studio si muove anche verso Mariatequi, Gramsci, Guevara, Fidel Castro.

            Per Chávez si tratta di uomini che perseguivano l’obiettivo di liberare non solo il loro paese ma anche le classi povere e oppresse nelle varie parti del mondo: la lotta antimperialista e anticolonialista non è stata che un passo verso quel fine.

            Per mostrare il persistente ruolo svolto nella storia moderna dal colonialismo, Chávez ha ben chiaro che bisogna apprendere dai tanti rivoluzionari che dovettero lottare proprio contro eserciti e interessi economici e politici dell’imperialismo.

            Le popolazioni indigene e originarie dell’America Latina e dei Caraibi hanno subito cinquecento anni di dominio, hanno dovuto sopportare la distruzione di intere etnie, hanno dovuto subire la trasformazione dei propri territori, l’appropriazione delle loro risorse, la distruzione di interi territori in nome dell’industrializzazione.

             I popoli originari hanno dovuto sottostare alle regole dei colonizzatori, rinunciando alle proprie tradizioni, alla propria religione, alla propria cultura ed anche alla propria lingua sostituita dallo spagnolo.  Dal 1800 questi paesi hanno affrontato guerre, ribellioni e rivoluzioni per cercare di  rivalutare la propria storia, la propria cultura e le proprie tradizioni.

            Martí non si considerava solo il paladino della liberazione di Cuba e Puerto Rico, il suo punto di vista era veramente internazionalista: si sentiva responsabile per tutta Nuestra América, questo nuovo spazio politico dell’integrazione continentale che lui sognava. Chavez guarda alla vita di Martí come lezione per tutti coloro che sono partecipi dello stesso tipo di lotta. Martí era il tipo d’uomo, come rilevò intelligentemente Bertrand Russel, che pensava che, assistere a un crimine senza sentire la necessità di contrastarlo, fosse come commetterlo. Le caratteristiche di riservatezza e militariste del concetto di Martí di un partito rivoluzionario sono solo una delle possibili forme di indurre cambiamenti determinati dalle necessità della lotta rivoluzionaria. La tattica di Martí era adeguata a un insieme di circostanze storiche.

            Martí però si rese conto di qualcosa più importante, vale a dire che la lotta non si circoscriveva assolutamente a un solo continente: il Terzo Mondo tutto era nelle grinfie dell’imperialismo e del colonialismo.

            Dobbiamo riconoscere Martí come il primo leader rivoluzionario che capì, non solo l’importanza dell’imperialismo e del colonialismo, ma anche il ruolo che in quei campi avrebbero svolto gli Stati Uniti, con qualche cambiamento, dal decennio del 1850. Martí visse negli Stati Uniti negli anni del suo esilio, sfruttando bene il suo soggiorno e il suo lavoro come corrispondente estero di vari periodici. Fu così che studiò il ruolo che questo paese avrebbe avuto in America Latina, la quale, da quei giorni, già stava per diventare il “cortile di casa” della potenza militare e commerciale statunitense.

            Come conseguenza di ciò, Martí aveva molto chiara l’importanza di opporre resistenza al potere e all’arroganza delle potenze imperialiste e coloniali, in generale, e all’espansionismo statunitense, in particolare. Non solo aveva molto chiaro, e questo si osserva in tutti i suoi scritti, e in tutte le tappe della sua vita e nel suo sviluppo politico e intellettuale, che Cuba occupava un posto speciale nella lotta contro l’imperialismo statunitense.

            Le ragioni politiche, economiche, militari e geografiche di questo sono ancora più chiare oggi, e non ci soffermeremo su quelle in questo lavoro. Nel 1953, la dichiarazione di Castro che l’autore intellettuale dell’attacco al Moncada era Martí è ben lungi dall’essere una boutade teatrale.

            L’aspetto in comune più importante tra il marxismo e il pensiero di Martí è il tema dell’imperialismo. L’importanza di Lenin come trait-de-union tra Martí e Marx è cruciale in questo caso.

            Attraverso l’esempio di Martì, Chávez ancor più assume come centrale la necessità politica di organizzarsi contro l’imperialismo, e la necessità di attualizzare e applicare le idee di Martí, e ancor prima quelle di Simon Bolivar, e il tipo della sua azione politica, i successi e gli errori, il suo incorruttibile impegno con la causa della libertà, della democrazia e della giustizia sociale.

            Per Chávez come per la maggioranza dei venezuelani la figura di Simon Bolívar è un fondamento per il processo che sta nascendo. El Libertador vive negli occhi dei bambini, nei volti degli indigeni Yucpas e degli Yanomami, negli operai di Caracas, negli studenti universitari, e rappresentava la speranza per la nazione venezuelana e la bandiera ideologica per la lotta4. Ma l’esigenza di riunificare i paesi dell’America Latina e del Centro America per creare istituzioni di mutua assistenza erano presenti già da molto tempo.

            Simon Bolivar ha dedicato tutta la sua vita al progetto dell’America unita, della Grande Colombia come da lui stesso definito. Il 6 settembre 1815 a Kingston, Giamaica scrisse un documento la “Carta de Jamaica”, nel quale si spiegavano tutte le ragioni per le quali l'indipendenza dei territori sudamericani dalla Spagna era necessaria e per le quali tutti questi paesi dovessero rimanere unititi dopo la liberazione del gioco spagnolo.

            Bolivar sosteneva che l’organizzazione del Nuovo Mondo si dovesse basare sulla solidarietà comune e continentale, sull’uguaglianza giuridica delle nazioni che la formavano; quindi un progetto che si fonda sostanzialmente sull’unificazione delle giovani Repubbliche americane e sulla costruzione di un organo di conciliazione e di intesa fra le nazioni americane.

            E nel dicembre del 1824 El Libertador riunisce nel Congresso di Panama esponenti dei governi del Messico, Rio de la Plata, Cile e Guatemala, e dopo 2 anni di lavori l'assemblea istituisce un “Trattato di Unione, Lega e Confederazione perpetua”.

            La cooperazione fra i paesi dell’America Latina e dei Caraibi, e la battaglia per raggiungere l’indipendenza e l’unificazione condotta da Bolivar, sono i cardini principali anche delle idee di Josè Martì che, nel 1891 scrisse il famoso articolo Nuestra América, apparso sulla Rivista Illustrata di New York agli inizi di Gennaio dello stesso anno.

            In Nuestra América Martì, rifacendosi al pensiero di Bolivar, sostiene che il conseguimento dell’indipendenza dell’America Latina è indispensabile, un traguardo per la libertà stessa degli uomini.

            Il riferimento costante a Simon Bolivar da parte di Chávez origina già nei contenuti del Manifesto di Cartagena, redatto nel 1812, che spiega quali siano state le cause che hanno spinto il Venezuela nelle mani della dominazione spagnola, nell’intento di evitare che l’intera Nuova Granada (attuali Panama, Colombia, Ecuador e Venezuela) viva la stessa sorte venezuelana.

            Con la presenza degli spagnoli nel paese venezuelano, il pericolo per l’America Latina era diventato altissimo, in quanto tutti i confinanti dovevano temere un’invasione per sfruttare le risorse del Paese. La dominazione in questo modo non fu più solo civile e militare ma agì anche un’influenza religiosa che sottometterà totalmente l’intera area e la getterà nella barbarie più completa. Per tale ragione occorre impugnare le armi e agire, non scegliere la strategia difensiva in quanto sarebbe solo uno spreco di energie, ma attaccare e spingere il nemico oltre la frontiera.

            Nel discorso di Angostura del 1819, a Guyana di fronte al Congresso di Legislatori, Bolivar propone il suo progetto costituzionale e si prepara a formare le basi della nuova Repubblica ormai indipendente.

            Bisogna ricostruire completamente la struttura sociale, a partire dal sollecitare le coscienze di un popolo da sempre privato della sua libertà, neanche sottomessa ad un tiranno interno, bensì sempre a forze colonialiste straniere; un Paese abituato all’indipendenza deve stare molto attento a non perdere le libertà conquistate, a non farsi tentare da vizi politici e corruzione.

            La proposta di Bolivar è quella di una Repubblica democratica che produca la massima felicità possibile per il suo popolo, sicurezza sociale e stabilità politica e che si basi sulla divisione dei poteri, sulla libertà civile, l’abolizione di privilegi e la proscrizione della schiavitù. Il potere repubblicano deve essere accentrato attorno ad un Presidente nominato dal popolo e dai suoi rappresentanti, ma che non governi in modo assoluto ma sempre vincolato all’approvazione del voto parlamentare.

            Indispensabile strumento di governo per Bolivar, per le sorti e la prosperità di uno Stato moderno e democratico, è l’educazione. I governi formano, infatti, la morale di una nazione proprio perché stabiliscono e dirigono l’educazione pubblica, perno di una società libera e civile.

            Su tali principi, idee, azioni del Padre della Patria, Bolivar, si forma il pensiero e la pratica rivoluzionaria di Chávez. Infatti all’atto di costituzione del suo primo movimento, chiamato “Ejercito bolivariano del Pueblo de Venezuela”, si ispira al giuramento di Bolivar sul Monte Sacro a Roma nel 1805, che dichiara che non ci sarebbe stata pace “finché non verranno rotte le catene spagnole”, e Chávez afferma in egual modo ”fino a che non rompiamo le catene che ci opprimono  e opprimono il popolo per volontà dei potenti”5.

            Quindi la riflessione di Chávez si comincia a muovere verso l’imprescindibilità della lotta rivoluzionaria con reali ragioni per sperare che un cambiamento nella triste situazione presente forse non sia tanto lontano.

 

 

2. Dal Caracazo al Movimiento Quinta Repubblica

 

            Per Chávez si fa pressante l’esigenza di contestualizzare nell’oggi lo studio del pensiero e dell’azione dei grandi Padri rivoluzionari. Diventa così fondamentale l’analisi delle cause e conseguenze politiche del cosiddetto “Caracazo”, avvenuto il 27 febbraio del 1989, quando migliaia di venezuelani invadevano le strade per protestare contro il pacchetto economico approvato dall'allora Presidente Carlos Andrés Pérez; ripensa al massacro, ai morti e ai tanti che in quei giorni sono finiti in carcere o hanno subito lunghe e durissime persecuzioni.

            Chávez e gli altri militari bolivariani del (Movimineto Bolivariano Revolucionario), MBR 200 cominciano a pensare che ormai si era passato il punto di non ritorno; non potevano più sostenere un regime genocida.

            Da quel momento il movimento MBR 200 inizia a crescere molto; si cominciano a cercare contatti con i civili e con i movimenti popolari. I militari bolivariani iniziano a ragionare su come far cambiare la situazione in senso rivoluzionario, come superare quel tipo di democrazia che rispondeva solo agli interessi dei settori oligarchici.

            Nel suo Paese Chávez era conosciuto come il “leader del movimento dei militari bolivariani” (MBR-200) che aveva cercato di portare avanti un golpe militare il 4 febbraio del 1992. Ma lo spirito era stato sempre quello di servire da rivoluzionari il popolo bolivariano; non avevano mai avuto alcuna intenzione di dar vita ad un golpe militare o giunta militare di governo o addirittura  una dittatura. Pur non avendo mai messo in conto un golpe militare, si sono trovati in una situazione tale da non poter scegliere: non c'era nessuna altra alternativa per infrangere lo schema di dominazione. Il 4 Febbraio quello schema da vecchio sistema non si è rotto, ma è stato comunque fratturato, indebolito6.

            La realtà politica e socio-economica era molto dura e si rendeva necessaria da parte di tutti la massima responsabilità. La campagna di disinformazione contro i chavisti era già iniziata, così come le manovre per una guerra sporca che avrebbe devastato il paese.

            Il Venezuela del 1992 era in un momento di grave crisi, nel momento in cui come sosteneva Gramsci, lo Stato vecchio sta morendo e il nuovo sta nascendo, ma il Movimiento Bolivariano Revolucionario non intendeva arrivare ad una risoluzione violenta del conflitto che infuriava nel paese.

            Un evento storico che ha fortemente turbato e influenzato la formazione politica di Chávez è stato il colpo di Stato contro Allende. Nell'intervista già citata a Marta Harnecker, giornalista cilena sua sostenitrice, rammenta che quando Allende moriva lui stava frequentando il terzo anno dell'Accademia Militare.

            E fu in occasione della morte di Allende che Chávez ascolta Fidel Castro che alla radio commentava il golpe cileno e che con le sue parole di Comandante e leader strategico  rivoluzionario di uniche capacità  tattiche e consapevolezza politica, gli fa capire che una rivoluzione ha bisogno di una “uniforme” guidata dal popolo e al servizio del popolo.

            Il 4 Febbraio si è realizzata la più grande ribellione militare della storia venezuelana. Erano mobilitati 10 battaglioni d'elites; dalle caserme partecipavano 6 mila uomini con carri armati, elicotteri, ecc. Il battaglione di Chávez era formato da 20 ufficiali e 500 soldati. Dei 20 ufficiali solo pochi sapevano quello che si stava per compiere; le truppe non sapevano nulla.

            Inizia così la presa di alcune città, i combattimenti a Miraflores, a la Casona, a Valencia, a Maracay e Maracaibo.

            La rivolta del 4 Febbraio 1992 e del Movimiento Bolivariano Revolucionario 200 era ispirata alle figure di: Simón Bolívar, Simón Rodríguez e Ezequiel Zamora; a loro infatti si deve la forza derivante dall'anima popolare, e quindi inesauribile.

            Dopo la rivolta del 4 Febbraio, il Movimiento Bolivariano Revolucionario (MBR), che prima era composto da pochi militari e qualche civile, è cresciuto molto ma non si presenta alle elezioni, sostenendo una astensione attiva. Quel gruppo di militari non appoggiava nessun partito ma propone come alternativa la Costituente popolare e iniziano a viaggiare in molte regioni venezuelane per spiegare le loro posizioni per la democrazia popolare rivoluzionaria.

            Chávez si riteneva un militare in ritiro con l’idea di realizzare un movimento civico, ovviamente formato anche da militari che condividessero i principi bolivariani, patriottici e rivoluzionari; si batteva tenacemente per la formazione di una Assemblea Nazionale Costituente e contemporaneamente per cambiare radicalmente la politica economica, con l’applicazione di un modello di economia da post-guerra. Visto che la realtà del Venezuela era quella di una catastrofe economica e sociale era necessario  adottare un modello di economia di emergenza, di transizione e abbandonare le politiche monetariste, applicando politiche di recupero della produzione e di redistribuzione  della ricchezza.

            Chávez paga con il carcere la sua coerenza politica; ma anche in questa situazione continua la sua pratica di rivoluzionario, studia molto e approfondisce la conoscenza teorica e pratica del pensiero gramsciano.

            “Il marxismo, cioè alcune affermazioni staccate dagli scritti di Marx, è servito alla borghesia italiana per dimostrare che per le necessità del suo sviluppo era necessario fare a meno della democrazia, era necessario calpestare le leggi, era necessario ridere della libertà e della giustizia: cioè è stato chiamato marxismo, dai filosofi della borghesia italiana, la constatazione che Marx ha fatto dei sistemi che la borghesia adopera, senza bisogno di ricorrere a giustificazioni [...] marxiste, nella sua lotta contro i lavoratori. E i riformisti, per correggere questa interpretazione fraudolenta, sono essi diventati democratici, si sono essi fatti i turiferari di tutti i santi sconsacrati del capitalismo. I teorici della borghesia italiana hanno avuto l'abilità di creare il concetto della «nazione proletaria», cioè di sostenere che l'Italia tutta era una «proletaria» e che la concezione di Marx doveva applicarsi alla lotta dell'Italia contro gli altri Stati capitalistici, non alla lotta del proletariato italiano contro il capitalismo italiano [...]. Per lottare contro la confusione che si è andata in tal modo creando, è necessario che il Partito intensifichi e renda sistematica la sua attività nel campo ideologico, che esso ponga come un dovere del militante la conoscenza della dottrina del marxismo-leninismo almeno nei suoi termini più generali.[…]” 7.

Uscito dal carcere Chávez volle spiegare al popolo venezuelano che il suo obiettivo non era una cospirazione, ma anzi la sua idea era quella di arrivare al potere grazie ad un ampio movimento politico, il MBR.

            Amava definirsi un combattente sociale, un rivoluzionario impegnato nella causa del popolo venezuelano che solo per la necessità dovuta alla congiuntura storica aveva realizzato una forma di cospirazione, meglio una ribellione a carattere rivoluzionario perché infatti nulla vi era di clandestino, gli ufficiali del MBR camminavano per le strade, parlavano con i cittadini, erano conosciuti e stimati.

            Dopo qualche anno dal 1992 in una intervista (“El 4 Febrero sigue mas vivo que nunca”,4 Febbraio 1996), Chávez sottolineava che lo spirito del 4 Febbraio era più vivo che mai e la dimostrazione era il processo politico in atto; il governo di Caldera era figlio di quella rivolta 4 febbraio, ma un figlio non voluto. Dopo la sua elezione Caldera aveva un grande consenso popolare e militare, avrebbe potuto fare grandi cose, ma ha preferito fare un patto con Acción Democrática per la denazionalizzazione del paese e la consegna del petrolio in mano all’oligarchia8.

            Il MBR 200 aveva proposto cinque punti base per la transizione: la nascita di un governo provvisorio civico-militare, lontano dalle influenze delle cupole economiche e politiche e anche militari, insomma un governo con una nuova forza sociale; l'elezione di una Assemblea Nazionale Costituente per una democrazia popolare partecipativa e per il cambiamento del programma economico del capitalismo selvaggio che ha portato il Paese alla crisi strutturale; attuazione della giustizia e carcere per i corrotti che hanno saccheggiato il tesoro nazionale; amnistia per i detenuti politici del paese e il reinserimento di tutti i militari nei ranghi delle Forze Armate Nazionali9.

            In un’altra intervista (“Un nuevo pais para el siglo que viene”) realizzata il 13 giugno 199310, Chávez sosteneva che la crisi del Paese era strutturale e quindi necessitava di soluzioni radicali; a conferma di ciò il MBR 200 aveva sostenuto solo due settimane prima che i vecchi rappresentanti dei vertici istituzionali erano stati abbandonati dai settori forti del paese perché non erano più essenziali e funzionali agli interessi dei potentati venezuelani.

            Per risolvere la situazione non era sufficiente cacciare i Presidenti di sistema ma era necessario realizzare delle trasformazioni sistemiche, con soluzioni che avessero come protagonista il popolo venezuelano, l'autentico detentore della sovranità nazionale.

            Hugo Chávez da sempre ispirato alla dottrina bolivariana, apprende sempre di più dalle analisi di Gramsci, dalle filosofie e prassi di grandi rivoluzionari come Marx, Gramsci e Lenin e su quelle dottrine costituisce nel 1997 il partito politico “Movimento Quinta Repubblica”.

            “[…] Abbiamo posto il problema nei suoi termini pratici più immediati. Ma esso ha una base che è superiore ad ogni contingenza immediata.

            Noi sappiamo che la lotta del proletariato contro il capitalismo si svolge su tre fronti: quello economico, quello politico, e quello ideologico. La lotta economica ha tre fasi: di resistenza contro il capitalismo, cioè la fase sindacale elementare; di offensiva contro il capitalismo per il controllo operaio sulla produzione; di lotta per l'eliminazione del capitalismo attraverso la socializzazione. Anche la lotta politica ha tre fasi principali: lotta per frenare il potere della borghesia nello Stato parlamentare, cioè per mantenere o creare una situazione democratica di equilibrio tra le classi che permetta al proletariato di organizzarsi e svilupparsi; lotta per la conquista del potere e per la creazione dello Stato operaio, cioè un'azione politica complessa attraverso la quale il proletariato mobilita intorno a sé tutte le forze sociali anticapitalistiche (in prima linea la classe contadina), e le conduce alla vittoria; fase della dittatura del proletariato organizzato in classe dominante per eliminare tutti gli ostacoli tecnici e sociali, che si frappongono alla realizzazione del comunismo.

            La lotta economica non può essere disgiunta dalla lotta politica, e né l'una né l'altra possono essere disgiunte dalla lotta ideologica.”11

            La parola è sempre alla lotta rivoluzionaria e nel dicembre del 1998 Chávez vince le elezioni presidenziali con il 56,2% dei voti.

            La Quinta Repubblica segna l’inizio di una nuova Costituzione e un nuovo ordinamento giuridico, di una nuova storia del Venezuela bolivariano chavista.

 

 

3. Chávez Presidente

 

            La scelta di candidarsi alle elezioni del '98, è stata presa da Chávez perché era l'unico modo per attivare il potere della Costituente. Non era una candidatura dettata dalla brama di potere, dalla voglia di entrare nel Palazzo Miraflores; così il Presidente avrebbe certamente rispettato l’obbligo morale a portare avanti il processo per la costituente12.

            La vittoria alle elezioni del 1998 segna l’inizio di un’epoca che si allontana sempre di più e in maniera decisa e veloce dalle dottrine neoliberiste e rompe definitivamente con il dominio imperialista e delle multinazionali.

            La campagna elettorale fu appoggiata da quasi tutti i sindacati, i partiti e le organizzazioni di sinistra venezuelane. Chávez sottolineava che il progetto bolivariano è un progetto serio, democratico, volto alla soddisfazione dei bisogni dei lavoratori, dei poveri e quotidianamente lavorava proprio principalmente sulle politiche sociali per far sì che i bisogni della povera gente trovassero risposte. Le politiche selvagge avevano anche privato la classe media delle loro piccole proprietà, così come i produttori del campo.

            Ma il progetto bolivariano è un progetto serio, completo di una nuova studiata ed efficiente politica economica che punta alla produttività qualitativa, alla diversificazione della produzione, alla riduzione del deficit fiscale.

            Un limite del modello monoproduttivo petrolifero venezuelano era che riusciva ad impiegare solo l'1% della forza economicamente attiva; si rendeva quindi necessario puntare sull'agricoltura in grado di creare altri posti di lavoro e sull'industria edile. Altro settore centrale era quello dei trasporti per la realizzazione di un piano ferroviario nazionale, con la costruzione di autostrade e di case, ecc. Un’altra importante problematica da risolvere era quella della sicurezza, in quanto in quegli anni in Venezuela vi erano ogni fine settimana trenta o quaranta morti dovuti alla delinquenza, sempre più attiva nei quartieri poveri, prosperando nel disastro sociale.

            Chávez affermava che un ruolo importante nel processo spettava anche alla Chiesa cattolica e a quella evangelica; il processo rivoluzionario bolivariano da subito rispetta la libertà di culto, di pensiero e la libertà di espressione, anche così va incentivato lo sviluppo sociale, economico e culturale del Paese.

            Ma la convinzione politica forte del Comandante era e rimane quella derivante dallo studio della dottrina gramsciana: solo dal legame fra studio, teoria e pratica della lotta organizzata si può trasformare un movimento di forze in processo rivoluzionario.

            “Siamo una organizzazione di lotte, e nelle nostre file si studia per accrescere, per affinare le capacità di lotta dei singoli e di tutta la organizzazione, per comprendere meglio quali sono le posizioni del nemico e le nostre, per poter meglio adeguare ad esse la nostra azione di ogni giorno. Studio e cultura non sono per noi altro che coscienza teorica dei nostri fini immediati e supremi, e del modo come potremo riuscire a tradurli in atto.

            Fino a qual punto questa coscienza oggi esiste nel nostro Partito, è diffusa nelle sue file, è penetrata nei compagni che ricoprono funzioni di direzione e nei semplici militanti che devono portare quotidianamente a contatto con le masse le parole del Partito, rendere efficaci i suoi ordini, realizzare le sue direttive? Non ancora, crediamo noi, nella misura necessaria a renderci adatti a compiere in pieno il nostro lavoro di guida del proletariato. Non ancora in misura adeguata al nostro sviluppo numerico, alle nostre risorse organizzative, alle possibilità politiche che la situazione ci offre. La scuola di Partito deve proporsi di colmare il vuoto che esiste tra quello che dovrebbe essere e quello che è. Essa è quindi strettamente collegata con un movimento di forze, che noi abbiamo diritto di considerare come le migliori che la classe operaia italiana ha espresso dal suo seno. È l'avanguardia del proletariato, la quale forma e istruisce i suoi quadri, che aggiunge un'arma - la sua coscienza teorica e la dottrina rivoluzionaria, - a quelle con le quali essa si appresta ad affrontare i suoi nemici o le sue battaglie. Senza quest'arma il Partito non esiste, e senza Partito nessuna vittoria è possibile”13.

            Chávez è diventato Presidente nel febbraio del 1999 e già il 25 luglio si sono svolte le elezioni per l’Assemblea Costituente14. La Nuova Costituzione approvata e sottoposta a votazione, il 70% dei venezuelani ha votato a suo favore; ha  tra i suoi fondamentali obiettivi: la giustizia sociale, la libertà e la partecipazione politica, la difesa del patrimonio nazionale (contro il neoliberismo) e della sovranità venezuelana. Altro punto fondamentale è quello riguardante le popolazioni indigene; si decide infatti che le autorità legittime delle nazioni originarie applicheranno le loro regole ancestrali, sempre che non vadano contro la Costituzione.

            Viene fondato il Potere Popolare che amministra la giustizia senza più nessun intralcio da parte delle “cupole di dominio” e delle elites politiche. I giudici sono eletti tramite concorsi e hanno l’obbligo di rendere conto degli aspetti politici, sociali,economici e amministrativi all’Assemblea Nazionale.

            Con la presentazione della Legge Abilitante - legge transitoria -  dell’anno 2000 si è stabilito che l'Assemblea Nazionale conceda all'Esecutivo il potere di formulare leggi chiave per il futuro del paese. Il Consiglio dei Ministri vota la legge, il Presidente l'approva e poi viene notificata all'Assemblea Nazionale.

            Intanto l’oligarchia reagiva mettendo15 in atto una gigantesca campagna di disinformazione e di vero e proprio e terrorismo massmediatico contro il processo bolivariano attraverso la quale si tendeva ad impaurire il popolo venezuelano.

            Nei primi anni del nuovo processo bolivariano, è stato necessario far intervenire le guarnigioni militari, che si opponevano ad alcuni governatori e sindaci che operavano per conto proprio e in base ai loro interessi. I rapporti più intensi con lo Stato e con la popolazione era  quello con i capi militari.

            Ad esempio con il Plan Bolivar le Forze Armate sono state  incaricate di andare nelle realtà più povere delle città per aiutare e costruire scuole, case, strade, ospedali oltre che portare assistenza sanitaria e alimentare.

            L'intento del Plan Bolívar era quello della ricostruzione del Paese: migliorare le condizioni di vita dei settori popolari; cercare di recuperare le infrastrutture sociali nelle zone urbane e rurali; incrementare campagne di risanamento ambientale per combattere le malattie endemiche; realizzare occupazione tra i settori più poveri; introdurre le organizzazioni comunitarie in questi lavori.

            Le Forze Armate hanno sostenuto il piano con molto entusiasmo, forti anche del sempre più ampio riconoscimento nella società.

            Molti commentatori e analisti politici non  hanno accettato il processo bolivariano per la presenza di un leader militare e per il ruolo degli ufficiali in molte istituzioni dello Stato e nei piani e strutture di Governo. L'esercito venezuelano però non è l'esercito che ha destituito Allende. In Venezuela i militari hanno svolto un ruolo fondamentale nella difesa delle decisioni prese in modo democratico dal popolo.

            Le Forze Armate hanno assunto con grande responsabilità i compiti assegnatigli dal processo bolivariano, contribuendo anche alla formazione di una coscienza sociale e politica nei giovani ufficiali che sono diventati parte integrante del processo.

            Chávez nel 2001 vara delle leggi per la redistribuzione sociale che incidono fortemente sugli interessi economici dell'oligarchia venezuelana: Legge della Terra, Legge della Pesca, Legge degli Idrocarburi, Legge del Microcredito e Legge delle Cooperative.

            Il Presidente ha un forte appoggio popolare, in particolare fra gli strati sociali più deboli, anche grazie alle nuove leggi adottate che prevedevano tra l’altro: la creazione di mille scuole bolivariane a carico dello Stato; l’abrogazione dei pagamenti dell'iscrizione nelle scuole pubbliche; la forte opposizione al Plan Colombia e all'inserimento delle truppe statunitensi nel territorio latinoamericano; l’incremento dei fondi di investimento sociale; l’opposizione alle politiche del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale; la graduale eliminazione della privatizzazione del petrolio; creazione, propaganda e diffusione capillare dei circoli bolivariani al fine di  ottenere una partecipazione organizzata e cosciente della popolazione; realizzazione della sanità pubblica; attuazione di un codice tributario al fine di penalizzare i grandi capitalisti e rentisti con una dura lotta contro tutti coloro che evadono le tasse; soluzione dei problemi delle infrastrutture e iniziali investimenti per l’edilizia pubblica; realizzazione della Banca del Popolo Sovrano attraverso la legge della microfinanza, ispirata dalla Banca del Popolo del Bangladesh.

            Tutto ciò fa si che per la prima volta già nel 2001 l'incremento dei salari medi superi l'inflazione, quindi la popolazione ha mantenuto e consolidato il suo potere di acquisto.

            Si cominciano ad apprezzare anche notevoli successi a livello internazionale. Chávez è stato tra i promotori e colui che maggiormente ha favorito i processi di integrazione dei paesi dell’America Latina e dei Caraibi e ha poi ha facilitato i rapporti con i soci dell'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC), intrattenendo sempre più stretti   vincoli commerciali con paesi come la Cina, la Russia e l'India, per non parlare dei rapporti consolidati con Cuba con cui si stringe anche un forte legame politico-strategico. Si decide così di istituire un trattamento speciale per la vendita del petrolio a 11 paesi centroamericani e caraibici. Ad esempio un accordo firmato con Cuba prevedeva che il Venezuela rifornisca il Paese caraibico con 53.000 barili al giorno di greggio pagabili con condizioni favorevoli, ed in cambio i cubani offrono la loro migliore risorsa realizzata dalla rivoluzione, quel talento umano specializzato in ricerca, insegnamento, medicina,  mezzi tecnici per l'assistenza agricola, turistica e sportiva.

 

 

4. L’opposizione oligarchica a guida imperiale, il Golpe e il Socialismo

del XXI secolo

 

            L'opposizione venezuelana ha gli stessi obiettivi delle amministrazione USA; non bisogna dimenticare, infatti, che il documento di Santa Fè - che orientava la politica estera di Bush - parlava di Cuba, del Venezuela e della guerriglia colombiana come dei primi nemici degli Stati Uniti nella regione. Dal momento che l'opposizione comprende che non può contare su forze interne per destituire il legittimo Governo rivoluzionario, allora l’unico appoggio arriva dal campo internazionale. I principali alleati sono l’impero USA le imprese multinazionali l’oligarchia locale che di volta in volta mettono in dubbio la neutralità dell'arbitro elettorale, il CNE, arrivando anche a parlare di frode.

            L’opposizione con l’aiuto di paesi esterni cerca in ogni modo, anche con la violenza, di combattere le politiche di Chávez, e l’11 aprile del 2002 scatena un colpo di Stato che destituisce Chávez. Va al governo Carmona, il dirigente più importante dell'impresa Fedecámaras. Il governo golpista annulla i diritti della Costituzione, fino a sciogliere i poteri pubblici.

            Va detto che un importante ruolo durante il colpo di Stato è stato quello affidato ai mezzi di comunicazione in mano all’opposizione. La maggior parte delle emittenti televisive ha smesso di trasmettere i programmi commerciali e di intrattenimento per seguire in diretta le azioni degli oppositori, per manipolare immagini, per esacerbare la propaganda contro il Governo democratico, così da delegittimarlo per destituirlo.

            Ma il popolo bolivariano capisce immediatamente la posta in palio: è in gioco la libertà, la democrazia partecipativa, l’indipendenza, l’autodeterminazione; in gioco c’è il futuro della Rivoluzione.

            Molti settori popolari allora iniziano a boicottare le emittenti, facendo diminuire le vendite di giornali; in sostanza il golpe invece di indebolire il legittimo Governo di Chávez lo ha in pratica rafforzato, approfondendone la caratterizzazione rivoluzionaria non solo in chiave antimperialista e antifascista ma anche l’impostazione socialista bolivariana. La forza del popolo venezuelano che reagisce subito contro il golpe eversivo riporta Chávez alla Presidenza, anzi aumentando il consenso rivoluzionario.

            A questo punto l'opposizione cambia strategia eversiva e quindi tenta un tipo diverso di golpe: il sabotaggio petrolifero per paralizzare economicamente il Paese. Il tutto però si è limitato nella zona est di Caracas, ossia la parte residenziale; nei quartieri popolari e centrali della città i negozi non hanno subito nessuna chiusura.

            Il sabotaggio petrolifero ha così avuto un esito diverso da quello sperato dall'opposizione. Infatti parti delle Forze Armate che ancora non avevano preso una posizione ferma, hanno deciso di intervenire nella PDVSA. In questo modo la coscienza  rivoluzionaria cresceva di giorno in giorno.

            Dopo il fallimento del golpe del 2002 viene rilanciato il processo rivoluzionario con una ancora più forte attenzione alle politiche sociali, alla risoluzione dei bisogni fondamentali dei lavoratori e dei settori più poveri. Comincia a svilupparsi nella concretezza della lotta e delle politiche economiche la transizione al Socialismo del XXI secolo. Vengono istituite “Missioni” così definite da Chávez:

            “Le Missioni sono componenti fondamentali del nuovo Stato; sono componenti fondamentali della caratterizzazione socialista del nuovo Stato sociale di diritto e di giustizia. Quelli che sono stati esclusi, adesso sono inclusi, assieme a tutti: studiando, organizzandosi, lavorando con una nuova cultura, con una nuova coscienza, perché le Missioni stanno generando una nuova realtà, persino nell’ordine culturale, psicologico, ideologico e filosofico, insieme alla realtà concreta e pratica nell’ordine sociale, economico ed educativo.”16

            Le Missioni Sociali rappresentano un modello nuovo, la colonna vertebrale del processo rivoluzionario per il Socialismo del XXI Secolo, attraverso le nazionalizzazioni, per le politiche pubbliche di spesa sociale, per unire nella democrazia partecipativa dal basso i poteri dello Stato all’azione diretta del popolo17.

            Il Ministero di Comunicazione e Informazione ha elencato i principi fondamentali delle Missioni: ideali bolivariani; giustizia sociale; diritti umani effettivi e cittadinanza integra; progetto di azione integrale; potere per il popolo; verso un nuovo socialismo; difesa della sovranità nazionale; democrazia partecipativa; sviluppo endogeno; trasformazione culturale; la corresponsabilità Stato - società; la partecipazione e il protagonismo popolare; organizzazione e potere popolare; cooperativismo; protagonismo della donna; gli incentivi per la conclusione; flessibilità istituzionale; inter-istituzionali; distribuzione gratuita alleanza civico-militare; cooperazione internazionale solidaria.

            Di seguito segnaliamo alcune Missioni Sociali che hanno avuto immediatamente un impatto positivo sulle condizioni della maggior parte della popolazione formandone al contempo la coscienza rivoluzionaria per il Socialismo del XXI secolo18.

            “Madres del Barrio”: l'obiettivo è sostenere le casalinghe in situazione di povertà grazie allo sviluppo di programmi sociali e all'assegnazione di un sussidio economico.

            “Negra Hipólita”: attenzione sanitaria per i bambini, gli adolescenti e gli adulti che vivono in strada o in condizioni di povertà.

            “13 de abril”: eliminazione della povertà e formazioni delle comuni.

            “Misión Che Guevara”: formazioni di elementi teorici-pratici per la creazione di cooperative e altre forme associative.

            “Misión Barrio Adentro Deportivo”: promozione dello sport e dell'educazione fisica nelle comunità.

            “Misión Robinsón I”: eliminazione dell'analfabetismo tra i giovani e gli adulti.

            “Misión Robinsón II”: garantire il proseguimento degli studi.

            “Misión Ribas”: licenza secondaria per chi aveva smesso di studiare.

            “Misión Ribas Técnica”: formazione tecnico-produttiva, ad esempio nei settori della meccanica industriale, del gas, dell'elettricità, dell'edilizia, ecc.

            “Misión Sucre”: favorire l'inserimento e il proseguimento degli studi superiori per tutti coloro che posseggono un diploma.

            “Misión Mercal”: commercializzazione dei prodotti alimentari e di prima necessità a prezzi solidali.

 

            Prima dei Governi rivoluzionari non esisteva in pratica in Venezuela una strutturazione nemmeno minimale di quello che può considerarsi un moderno Stato sociale. I servizi pubblici relativi a salute, abitazione, istruzione, alimentazione, educazione erano quasi inesistenti per la maggior parte della popolazione.

            Il Governo bolivariano rivoluzionario di Chávez incentra subito l’intervento per la costruzione del Socialismo del XXI Secolo sull’educazione pubblica.

            La Costituzione all’art.102 stabilisce inequivocabilmente “l’educazione è un diritto umano e un dovere sociale fondamentale”; così in pochi anni  grazie al sistema educativo pubblico e gratuito vengono avviate molte Missioni che si occupano del sistema scolastico dalle elementari alla laurea.

            Si intraprende con la realizzazione del Proyecto Educativo National il cammino deciso verso la creazione di una scuola che rispecchiasse i principi rivoluzionari bolivariani, come ad esempio la lotta contro l’esclusione sociale, la democrazia partecipata e il riscatto dell’identità nazionale.

            Ancor più su questo campo si legge profondamente l’influenza sull’azione di Chávez del pensiero forte di Gramsci.

            “Considerata a questo modo la cattiva sorte toccata fino ad ora ai tentativi di creare delle scuole per i militanti del proletariato, - considerata cioè in relazione con la sua causa fondamentale, - essa appare non tanto come un male, ma come segno di inattaccabilità del movimento operaio da parte di quello che sarebbe, per esso, effettivamente un male. Male sarebbe se il movimento operaio diventasse campo di preda o strumento di esperienza per la sufficienza di male accorti pedagoghi, se esso perdesse i suoi caratteri di appassionata milizia per assumere quelli di studio oggettivo e di «cultura» disinteressata. Né uno «studio oggettivo», né una «cultura disinteressata» possono aver luogo nelle nostre file, nulla quindi che assomigli a ciò che viene considerato come oggetto normale di insegnamento secondo la concezione umanistica, borghese, della scuola.”19

            La scuola diventa così l’istituzionalizzazione dell’ideologia bolivariana con l’obiettivo di diffondere e consolidare la cultura del popolo e per il popolo anche nelle classi sociali più deboli e povere.

            Negli ultimi 10 anni di governo Chávez la soglia di povertà è diminuita di oltre il 50%, riuscendo in pochi anni a ridurre sensibilmente la mortalità e la denutrizione infantile; ma è nel campo dell’istruzione dove si sono avuti i migliori risultati. Infatti anche le iscrizioni alle università si sono moltiplicate e in tutto il paese sono nati i Simoncitos, le Scuole Bolivariane e le Scuole Tecniche Bolivariane.

A sancire la nascita delle scuole bolivariane è il documento n. 179 del Ministero dell’ Educazione, della Cultura e dello Sport il 15 settembre 1999, attraverso un progetto sperimentale su 559 scuole.

            Gli aspetti e i principi che le scuole bolivariane devono rispettare sono:

- una scuola trasformatrice della società in cui si realizza e coerentemente con l’ integrità nazionale;

- una scuola partecipativa e democratica;

- una scuola comunitaria;

- un modello di attenzione educativa integrale che promuove la giustizia sociale;

- un esempio di rinnovamene pedagogico permanente;

- una scuola che lotta contro l’ esclusione educativa;

- una scuola con la flessibilità curricolare.

 

            L’istruzione è gratuita dall’asilo nido all’università; il 78% dei bambini frequenta un asilo pubblico e l’88% dei ragazzi in età scolare frequenta la scuola. Ci sono migliaia di scuole rimesse a nuovo, tra le quali dieci nuove università. Il Paese è al secondo posto in America Latina, e il quinto in scala mondiale, per numero di studenti universitari. Si pensi che un venezuelano su tre di tutte le età è iscritto ad un programma educativo o percorso di studi.

            Nella Costituzione Bolivariana del Venezuela, vi è una parte che si intitola “Dei diritti culturali ed educativi” e si estende dall’ art 98 all’ art 11120.

            L’ educazione viene definita un diritto umano e un dovere sociale, inoltre è ritenuta democratica, gratuita e obbligatoria; e la Costituzione rinnova l’ impegno centrale dello Stato e il rispetto delle culture e della natura multietnica e universale.

            L’art 102: L'educazione è un diritto umano e un dovere sociale fondamentale, è democratica, gratuita e obbligatoria. Lo Stato la assume come funzione indeclinabile e di massimo interesse in tutti i suoi livelli e modalità, come strumento della conoscenza scientifica, umanistica e tecnologica al servizio della società. L'educazione è un servizio pubblico e si fonda sul rispetto di tutte le correnti di pensiero, con la finalità di sviluppare il potenziale creativo di ogni essere umano nel pieno esercizio della sua personalità in una società democratica basata sulla valorizzazione etica del lavoro e sulla partecipazione attiva, cosciente e solidale nei processi di trasformazione sociale, connessi ai valori dell'identità nazionale con una visione latinoamericana e universale. Lo Stato, con la partecipazione delle famiglie e della società, promuove il processo di educazione cittadina, in accordo con i principi contenuti in questa Costituzione e nella legge.

            Di particolare importanza è anche l’ articolo 107.

            L’ art 107: L'educazione ambientale è obbligatoria ai livelli e alle modalità del sistema educativo,così come nell'educazione cittadina di carattere informale. E' obbligatorio nelle istituzioni pubbliche e private, fino al ciclo diversificato, l'insegnamento della lingua castigliana, della storia e della geografia del Venezuela, così come dei principi dell'ideologia bolivariana.

            Viene rafforzato e divulgato già tra i bambini delle scuole elementari, il concetto che la cultura venezuelana è a base popolare, con  un’attenzione particolare al principio di interculturalità e di uguaglianza; inoltre sono riconosciute costituzionalmente le lingue indigene come costituenti del patrimonio nazionale e riconosciute ufficialmente.

            E’ inoltre un gran risultato che il Venezuela sia oggi, al pari della Norvegia, il quinto paese al mondo dal punto di vista della felicità della popolazione, proprio a partire dalle grandi conquiste in campo educativo, culturale e della formazione.

            La Missione Robinson (da Simon Rodriguez,insegnante di Bolivar che prese questo pseudonimo) ha già, dall’inizio del suo operare, alfabetizzato  oltre 1,5 milioni di venezuelani dai 10 anni in su. Grazie al metodo utilizzato dai cubani, con questa Missione il 97% dei partecipanti riesce a leggere e scrivere in meno di due mesi.

            Con i successi della Missione Robinson 1 nel 2005 il Venezuela è stato dichiarato dall’UNESCO, territorio  libero dall’analfabetismo.

            Anche il sistema di sicurezza sociale e dei servizi per la salute pubblica erano quasi del tutto assenti e le privatizzazioni effettuate in senso neoliberista negli anni ’90 portarono ad un vero e proprio crollo del sistema sanitario e della sicurezza sociale.

            Il Governo rivoluzionario di Chávez, abbatte le politiche neoliberali e istituisce un nuovo sistema sanitario.

            Nella nuova Costituzione della República Bolivariana l’art.83 cita: “l’assistenza sanitaria è un diritto fondamentale, che lo Stato è tenuto a garantire in quanto parte del diritto alla vita”.

            Nel 2003 è nata la Misión Barrio Adentro, nel Municipio Libertador di Caracas estesa poi alla totalità del territorio nazionale.

            Barrio Adentro è un programma integrale e ha le sue radici nella decennale esperienza rivoluzionaria socialista della Repubblica di Cuba, che mette a disposizione servizi per la salute sia a carattere preventivo sia curativo. La Missione ha avuto l’appoggio e l’opera appassionata e gratuita in tutto il territorio nazionale di più di 20 mila medici cubani, i quali  intervengono nei Policlinici di quartiere, soprattutto nelle zone povere e rurali, curando e soccorrendo innanzitutto quei settori di popolazione che prima non avevano mai avuto l'attenzione dello Stato, e che dal 2003 beneficiano di un trattamento sanitario pubblico e gratuito direttamente nelle proprie comunità.

            Lo scopo è stato  di curare la maggioranza delle principali malattie e offrire medicine, analisi e accertamenti clinici con le tecnologie più moderne; oltre a ciò si hanno attività di promozione per la prevenzione della salute, programmi di sicurezza alimentare, di odontologia ed oftalmologia gratuiti, ma anche di attività sportive e culturali.

            Grazie alla Missione Barrio, si sono istituiti gli Uffici Medici Popolari, che con le cliniche popolari sono oggi alla base del Sistema Nazionale di Salute. A tutt’oggi migliaia di venezuelani studiano tanto a Cuba tanto in Venezuela per ottenere il titolo in medicina con le specializzazioni avanzatissime accompagnate da tecniche chirurgiche e di cura tra le più avanzate al mondo.

            Subito dopo la Missione Barrio, è sorta la Missione Barrio Adentro II, che ha realizzato la creazione di centri di diagnosi e riabilitazione integrale nelle vicinanze delle comunità locali e nei quartieri periferici, dotati di sistemi di diagnosi di alta tecnologia, così come di palestre di riabilitazione integrale e di terapia alternativa.

            La Mision Barrio Adentro III, è riuscita poi a realizzare una integrazione della rete ospedaliera,per garantire l'efficienza del settore sanitario a standard di prima qualità, insieme alla costruzione di cliniche di altissimo livello, dotate di tecnologia all’avanguardia.

            Va ricordata anche la Missione Milagro che permette ai venezuelani con poche possibilità economiche e gravi problemi alla vista di andare a Cuba per curarsi e intervenire senza pagare nulla.

            Il problema abitativo, della carenza di case e qualità dell’abitare viene affrontato direttamente nella Nuova Costituzione della Repubblica Bolivariana, che stabilisce il diritto di ogni persona ad avere una casa adeguata, con i servizi fondamentali, obbligando cosi lo Stato a garantire questo fondamentale diritto anche mediante il credito per la costruzione, acquisizione, con priorità nelle zone povere.

            A questo scopo si avvia la Missione Habitat il 3 settembre 2005 con l’obiettivo di raggiungere nell'anno 2021 una casa degna e di buona qualità anche nei servizi infrastrutturali per tutti i venezuelani.

            La Missione Mercal, avviata ufficialmente il 24 aprile 2003, invece ha lo scopo di distribuire generi alimentari, di qualità, ma ad un prezzo molto basso. Sono più di 11 milioni i venezuelani che godono quotidianamente del Mercatos de Alimentos (Mercal).

            Negli oltre 14.200 punti vendita vengono venduti 6000 tonnellate di prodotti alimentari (il 20% di tutto il paese). I prezzi sono inferiori di quasi il 40% rispetto alla distribuzione normale, a causa dell’ assenza di intermediari privati nella distribuzione e vendita.

            La Missione Mercal include anche altri programmi: le mense popolari, che offrono menù a prezzi bassi controllati e principalmente indirizzati ai settori popolari urbani; le Case dell'Alimentazione che risolvono immediatamente i problemi dei settori della popolazione più povere; le mense scolastiche ed industriali; e il programma di Servizi dell'Educazione e il Recupero Nutrizionale, che assiste ai bambini con problemi di denutrizione.

            Nell’agosto 2005, il Governo bolivariano ha assegnato i primi titoli di proprietà collettiva delle terre a diverse comunità.

            L’identità culturale e il rispetto e protezione delle culture popolari viene affrontato nella rivoluzione bolivariana a partire da processi di integrazione e completa inclusione politica e socio-economica delle popolazioni indigene venezuelane riconosciute  per la prima volta come facenti parte dei cittadini di “prima categoria”.

            Per garantire la loro sicurezza giuridica e i loro diritti, nasce il progetto Missione Identità, il cui obiettivo è il consolidamento dell'inclusione del popolo nella vita democratica, facilitando la regolarizzazione degli status giuridici di tutte le persone e comunità, la consegna  dei documenti di riconoscimento e il riconoscimento assoluto di tutti i diritti.

            Grazie a questa Missione si è avuto un aumento della popolazione elettorale di più di due milioni di cittadini, consentendo anche agli stranieri residenti da tempo nel paese di ottenere la cittadinanza venezuelana.

            La Missione Guaicaipuro invece, ha direttamente lo scopo di favorire il rispetto delle culture indigene e delle tradizioni, attraverso quattro scopi importanti:

- la crescita delle etnie;

- il rafforzamento della capacità di gestione comunitaria;

- attenzione ai nativi emigranti o indigenti;

- la demarcazione dell'habitat e terre delle comunità native.

 

            I successi della Rivoluzione bolivariana sono tanti, come ad esempio la Misión Ribas, la Misión Robinson, la Misión Vuelvan Caras, ma se non si comincia a trasformare il modello economico capitalista attraverso nazionalizzazioni, socializzazioni, forme eque redistributive dei redditi e della ricchezza, non si avrà mai un socialismo integrale. E questa strada sarà decisamente quella della rivoluzione dentro la rivoluzione.

            Le Missioni Sociali bolivariane hanno cambiato e stanno cambiando il volto del Venezuela. Il percorso da seguire è ancora lungo ma l’ importanza sociale che il Governo di Chávez ha voluto è un impostazione con basi solide e con un deciso e alternativo futuro rivoluzionario a carattere socialista.

            Per questo la Destra venezuelana cerca nuovamente negli anni successivi di sconfiggere Chávez anche attraverso un referendum revocatorio. Il 2 marzo del 2004 Carraquero, presidente del CNE, rivela che l'opposizione dispone solo di 1.832.493 firme valide sulle 2.452.179 richieste.

            Di fronte all'ennesimo fallimento, l'opposizione decide di tralasciare il suo progetto referendario sovversivo e dà vita ad un'altra campagna fatta di manifestazioni sulla base di mistificazioni della realtà e falsità propagandistiche nelle quali venivano lanciate accuse al Governo di non rispettare i diritti umani.

            L'oligarchia antivenezuelana e antibolivariana per destituire il Governo rivoluzionario ha anche reclutato paramilitari colombiani.

            Il 6 maggio del 2004, nelle vicinanze di Caracas, sono stati scoperti 50 paramilitari con uniformi. I tre paramilitari colombiani che comandavano l'operazione facevano parte del Bloque Norte de Santander de las Autodefensas Armadas de Colombia (AUC). Ma in quei giorni sono stati identificati e arrestati sette ufficiali della Guardia Nazionale venezuelana e un colonnello delle Forze Aree del Venezuela. Nel complotto erano coinvolti anche dei civili, paramilitari e fascisti al servizio della CIA statunitense.

            E le infiltrazioni, gli atti di violenza, i sabotaggi fino ai tentativi di golpe, continuano a tutt’oggi.

 

 

5. L’ALBA dei popoli rivoluzionari per la transizione socialista

 

            Dopo questi continui atti terroristici a guida imperialista il Presidente Chávez ha l'adottato alcune linee strategiche per difendere la Nazione: e intuisce da subito che è necessaria e fondamentale un’alleanza alternativa contro il potere imperialista, la realizzazione di una forte alternativa internazionale di appoggio al processo bolivariano. Riprende per Chávez lo studio, l’attualizzazione del pensiero e della pratica dei grandi padri di Nuestra América.

            Martí, ad esempio, era dolorosamente cosciente del dominio militare degli Stati Uniti, e questo certo giustifica la sua posizione militarista. E, cosa ancora più importante, si manteneva inflessibile sul fatto che la lotta anticolonialista e antimperialista era latinoamericana, non solo cubana né caraibica. Da ultimo, visse il periodo in cui gli Stati Uniti erano affannosamente immersi nella conquista militare di nuovi territori. Questo distanzia in modo essenziale Martí dai marxisti-leninisti, che videro l’importanza dell’aspetto economico dell’imperialismo, e poterono produrre analisi teoriche più chiare e puntuali.

            Nella democrazia così come la conosciamo le decisioni non vengono mai prese dai parlamentari ma da enti che sfuggono al loro controllo, come le grandi imprese multinazionali.

            Per vincere questi limiti, devono riprendere le riflessioni di Bolívar quando parlava della necessità di articolazione nei paesi sudamericani. È ormai arrivato il momento che i paesi della regione si uniscano, perché isolati non potranno mai vincere l'imperialismo e il capitalismo. Solo uniti si potranno trovare le soluzioni economiche, politiche e culturali più adatte per affermare l'indipendenza della regione.

            In una sua intervista del 17 gennaio 2010 il Comandante dichiara21 che gli USA non fanno politiche in America Latina, ma in Europa con i loro alleati. Si devono ricordare le sette basi statunitensi in Colombia, gli aerei statunitensi che sorvolano lo spazio aereo venezuelano, la riattivazione delle basi di Aruba e di Curazao, la presenza della CIA e del Mossad in molti paesi della regione, il golpe in Honduras. Chávez sottolinea che con Uribe era riuscito ad stabilire una relazione economica e di discussione politica anche se afferma decisamente e con orgoglio rivoluzionario di aver chiarito che il Venezuela non avrebbe mai bombardato le postazioni della guerriglia. Chávez confessa all'intervistatore che Uribe, con l'elezione di Obama, ha mostrato qualche momento di panico visto che non avrebbe più potuto contare più sull'appoggio di Bush e quindi aveva timore di perdere l'aiuto degli Stati Uniti. Un atteggiamento questo molto offensivo nei confronti del Venezuela, dell'Ecuador, dell'UNASUR e dell'America Latina tutta.

            Il Comandante rinforza il carattere di integrazione avanzata e internazionalista della rivoluzione con l’UNASUR, nata in Venezuela durante l'incontro tenutosi nella Isla de Margarita, non si parla di integrazione, ma di unione. Simón Bolívar non ha mai parlato di integrazione, ma di unione delle nazioni sudamericane.

            Chávez cita Darcy Ribeiro, un grande intellettuale brasiliano che negli anni '70 parlava di integrazione: “Bisogna cercare una integrazione operativa”. Per il Comandante, Ribeiro è un esempio molto forte. Ora, infatti, non si deve parlare di semplice integrazione, ma soprattutto del tipo di integrazione, per questo è fondamentale creare un blocco di forze e di paesi rivoluzionari, un’alleanza economico, politico e culturale.

            Chávez e Fidel pensano che bisogna dare una risposta decisa al dominio mondiale imperialista. Infatti per mantenere e, in verità, rafforzare la loro posizione predominante, gli Stati Uniti hanno proseguito col Trattato di Libero Commercio dell’America del Nord (TLC), eliminando diritti di dogana e mettendo i diversi settori industriali e agricoli sotto l’egemonia degli Stati Uniti, riaffermando con questo il loro predominio su Messico e Canada. Ciò nonostante, il TLC non è sostenuto da un ampio processo di consultazione, mentre ci sono anche considerevoli svantaggi commerciali e produttivi per il Messico: la mobilità della mano d’opera è rimasta fuori dai negoziati, il controllo degli USA sul mercato agricolo messicano è aumentato, e i servizi nazionali finanziari e di trasporto sono subordinati al controllo straniero.

            Pertanto, in generale, il TLC evidenzia importanti limiti nella compatibilità tra le politiche macroeconomiche proposte. È chiaro che l’America Latina, in generale, ha sofferto gli svantaggi di politiche monetarie, privatizzazioni d’imprese statali, eliminazione di diritti di dogana e trattati, e politiche di lotta all’inflazione, e l’aumentare di settori di popolazione che s’impoveriscono. Tutti i paesi sono stati testimoni della drastica riduzione dei salari reali, la perdita di molti impieghi e l’aggravarsi della crisi agricola.

            Chávez e Fidel sono profondamente convinti che ciò di cui più hanno bisogno i paesi dell’America Latina e, in generale, i Paesi in Via di Sviluppo, è ridurre o cancellare il loro debito pubblico, riorganizzare a loro favore il processo di adozione di decisioni da parte degli organismi finanziari internazionale (come la Banca Mondiale, la Banca Panamericana e il FMI), ed eliminare la condizione di “nuovo colonialismo” imposta da queste organizzazioni. Altre misure sono: regolare e controllare il capitale straniero, stabilire nuove regole per la protezione dell’ambiente, realizzare investimenti socialmente utili, tassare i trasferimenti internazionali di capitale, specie i movimenti speculativi.

            È pure indispensabile negoziare trattati per le migrazioni internazionali dei lavoratori al fine d’impedire la violazione dei diritti umani, sociali ed economici dei lavoratori migranti che in modo sistematico sono sottoposti a forme sempre più crudeli e razziste di sfruttamento nei paesi sviluppati.

            Esistono distinti livelli d’integrazione economica che finiscono per creare “mercati comuni” e unioni economiche e monetarie a carattere imperialista.

            L’ALCA è un accordo commerciale proposto nel 2003 a 34 paesi dell’America e dei Caraibi, esclusa Cuba, diretto a creare una zona di libera circolazione di prodotti basici; investimenti e capitale, senza ostacoli né diritti di dogana. Le negoziazioni devono terminare a gennaio 2005 per dare il tempo a ciascun Parlamento di ratificare l’accordo il 31 dicembre di quello stesso anno. L’ALCA fu concepita per creare la zona di libero commercio più grande del mondo.

            Sono nove i gruppi che lavorano nelle negoziazioni, sui seguenti temi: abolizione dei diritti doganali, esportazione e agro-esportazione, libertà d’investimento, privatizzazione dei servizi pubblici, opportunità per gli investitori privati stranieri in offerte pubbliche, protezione della proprietà intellettuale, perfezionamento della legislazione sui versamenti e cose simili, sviluppo dei meccanismi che favoriscano il libero commercio in tutto il mondo, regolamentazione delle controversie tra stati e investitori. Tre comitati si occupano delle piccole economie, commercio per corrispondenza e società civica. Non esiste alcun gruppo che si occupi di temi in relazione ai diritti umani, ambiente, genere e in materia di lavoro.

            La superiorità economica e politica degli Stati Uniti e i loro ben noti fini imperialisti determinano un’importante asimmetria nei negoziati, come nel caso del TLC. Conseguentemente, il progetto dell’ALCA è stato molto criticato, specialmente perché permette ancora una volta il predominio statunitense.

Gli economisti e attivisti del continente che si riuniscono a L’Avana per assistere alla seconda riunione di lotta contro l’ALCA hanno elaborato una lista dei maggiori pericoli che questa potrebbe comportare: la liberalizzazione del commercio e dei servizi, inclusi quelli sanitari, sociali e l’istruzione, e la fine del controllo governativo sui settori chiave dell’economia, libertà per gli investitori di muoversi senza controllo né ingerenza governativa, liberalizzazione dei contratti somministrati governativamente nelle amministrazioni pubbliche; impossibilità di applicare misure di protezione a favore di produzioni tradizionali e, nel settore dell’esportazione, totale garanzia della proprietà intellettuale sui brevetti d’ingegneria genetica, limitata sovranità degli stati nelle controversie internazionali.

            I settori più duramente colpiti da questo squilibrio di base saranno l’agricoltura, i servizi, gli investimenti e la proprietà intellettuale. L’apertura del mercato agricolo sud americano significherà che l’agricoltura tradizionale dipenderà sempre più dalle imprese multinazionali, sia per le coltivazioni tradizionali, sia per le produzioni geneticamente modificate, e che l’agroindustria progressivamente predominerà.

            La contraddizione tra il centro e la periferia si produce su larga scala a livello del sistema mondiale. Di fatto, nel sistema mondiale, i paesi che non appartengono al gruppo dominante sono mantenuti nelle funzioni economiche, geografiche e politiche che sono state loro assegnate, e questo limita le loro possibilità di sviluppo.

            L’elementare scelta per lo sviluppo tra autosufficienza e crescita orientata verso l’esportazione è, in altre parole, contrastata dall’influenza delle necessità e dei dettami del sistema internazionale. Questa situazione contribuisce a formare e mantenere una struttura mondiale che permette ai paesi sviluppati di svolgere una funzione dominante nei settori agricolo, industriale, finanziario, militare e tecnologico. Tutto ciò si acuisce a causa della lotta che i mercati del capitale fanno contro (in particolare, anche se non esclusivamente) l’America Latina e gran parte dell’Asia.

            Come risultato di tutto questo, l’intera periferia, il Terzo e Quarto Mondo, patiscono fame, sottosviluppo e guerre di ogni tipo che sogliono essere di carattere militare, ma che possono essere anche di natura economica, commerciale e finanziaria. Ciò significa che milioni di vite sono distrutte ogni anno in modi differenti.

            Fidel e Chávez apprendono da José Martí che, affinché funzionassero, quel tipo di unioni dovevano essere fatte tra paesi con livello di sviluppo potenziale economico simile. In America Latina, tutte le forme di associazione in cui partecipino gli Stati Uniti, così come tutte le forme di associazione che li escludano, sono condannate in gran misura ad essere condizionate dagli interessi e dal potere economico degli Stati Uniti, l’unica potenza regionale senza rivali.

            Nasce così nel 2004, fortemente voluta da Chávez e Fidel Castro, l'ALBA (Alternativa Bolivariana delle Americhe) in contrapposizione all'ALCA.

            L'ALBA è una alleanza, ma ha valenza di blocco politico-strategico, uno spazio geopolitico, sociale, geoeconomico, culturale, ideologico in costruzione. Chávez si dice sicuro che i paesi che formano l'ALBA sono allineati ai progetti dei padri dell'indipendenza, dei leaders e dei precursori delle rivoluzioni. Nonostante le demonizzazione mediatiche, l'ALBA continua a crescere e a consolidarsi.

            Paesi promotori: Cuba e Venezuela; in seguito Nicaragua e Bolivia; la Mincomunidad Dominicana e poi anche Ecuador, Honduras fino al colpo di Stato che ha deposto il Presidente Zelaya.

            Il Presidente Hugo Chávez nel suo intervento all’ALADI22 ha così schematizzato l’ideologia dell’ALBA23:

•          Promuovere la lotta contro la povertà.

•          Preservare l’autonomia e l’identità latinoamericana.

•          Il trasferimento di tecnologia, l’assistenza tecnica.

•          La formazione di risorse umane.

•          Diritto di precedenza alle imprese nazionali come fornitrici degli enti pubblici.

•          Gli accordi non potranno essere ostacolati alla diffusione del progresso scientifico e tecnologico.

•          Affrontare l’arbitrio dei monopoli e degli oligopoli mediante efficaci meccanismi che assicurino una sana concorrenza.

•          Gli investitori stranieri non potranno citare in giudizio gli Stati per la gestione dei monopoli statali d’interesse pubblico.

•          Trattamento speciale e differenziato delle economie disuguali, in modo da poter offrire maggiori opportunità ai più deboli.

•          Processo di ampia partecipazione sociale, qualificabile come democratico.

•          I diritti economici, sociali, culturali e civili saranno indipendenti, indivisibili e irrinunciabili.

•          Gli interessi commerciali o quelli degli investitori non potranno godere di una superiorità assoluta, che travalichi i diritti umani e la sovranità degli Stati.

•          Assoggettare l’ALCA24 agli accordi sulla protezione dei diritti umani, ambiente e generi attualmente esistenti.

•          Creazione di Fondi di Convergenza Strutturale per la correzione delle asimmetrie25.

 

            L’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), (che significativamente cambierà nome in Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra América - ALBA) è un esempio di organizzazione di integrazione solidale fra i popoli dei Caraibi e dell’America Latina, che oltre ad avere in comune  territori, storia e cultura, hanno anche bisogni economici, commerciali, sociali, ambientali e necessità politiche affini.

            Si tratta, in sostanza, di un’alleanza d’integrazione basata sui principi di cooperazione, solidarietà e complementarità; mentre l’ALCA (Area di Libero Commercio delle Americhe) risponde agli interessi del capitalismo e del dominio imperiale e si basa sulla liberalizzazione del commercio dei beni e dei servizi, l’ALBA nasce come alternativa di sistema e propone la lotta alle disuguaglianze sociali e alla povertà, con il fine ultimo di sostenere gli interessi politici, economici, commerciali, sociali ed ambientali di tutti i popoli latino-americani sulla strada dell’autodeterminazione.

            Diversamente dagli altri accordi di integrazione in America Latina e nei Caraibi, come anche ad esempio il Mercosur, l'ALBA fissa un trattamento speciale e diversificato  che tiene in conto delle differenze di sviluppo nei paesi della regione e quindi diversifica anche misure commerciali ed economiche a paesi con condizioni disuguali. L'obiettivo è che i paesi più forti aiutino quelli più deboli per realizzare una vera complementarietà tra gli uni e gli altri.

            L’ALBA mira a realizzare condizioni in grado di assicurare una migliore qualità di vita delle popolazioni e di  ridurre le ineguaglianze sociali esistenti tra i vari paesi; a questo scopo diventano quindi fondamentali le alleanze subregionali.

            L’Alternativa Bolivariana nasce e si sviluppa in una visione totalmente anti-capitalista e anzi si pone come possibile alternativa di vita, oltre che di produzione, e in chiave socialista. L’orizzonte nel quale si colloca la proposta dell’ALBA, appare in una posizione che è controcorrente rispetto al presente, del Nord, dell’occupazione politico-economica del mondo da parte dei neocolonialisti dell’impero e delle loro multinazionali; essa colloca l’uomo alla base dei suoi intenti e delle sue iniziative e persegue una lotta contro la povertà, le discriminazioni, le disuguaglianze e l’esclusione sociale.

            Tali prerogative, che evidenziano quindi all’interno di una visione critica dello sviluppismo e come alternativa di sistema, si articolano in una gamma di prospettive e di azioni pratiche e teoriche volte alla difesa di uno sviluppo endogeno e sostenibile, di un progresso compatibile dal punto di vista umano, sociale ed ambientale.

            Non bisogna credere, però, che tali concetti implichino un utopico rifiuto della modernità o delle tecnologie e del commercio internazionale; semplicemente si tratta di una alleanza che si propone di sviluppare un modello alternativo al neoliberismo nelle sue pratiche economiche e politiche basate sullo sfruttamento e sulla corsa al profitto nei percorsi delle transizioni al socialismo26.

            Come segnalato i primi paesi a siglare l’accordo il 14 dicembre 2004 furono Venezuela e Cuba, per volontà politica, prima che economica, dei loro Presidenti e Comandanti Fidel e Chávez.

            La storica dichiarazione congiunta sottolineava che il principio fondamentale che deve guidare l’ALBA è la solidarietà tra i popoli dell’America Latina e dei Caraibi  richiamandosi fortemente al pensiero di grandi eroi della grande Patria Americana come Bolívar, Martí, Sucre, O’Higgins, San Martín, Hidalgo, Petión, Morazán, Sandino e altri; il principio è raggiungere l’obiettivo di costruire la Nuestra América senza egoistici nazionalismi e seguendo i sogni dei grandi rivoluzionari delle lotte di liberazione.

            E il 28 aprile del 2005 nella dichiarazione finale del primo incontro tra le delegazioni cubane e venezuelane è stato stabilito il piano da realizzare immediatamente per la costruzione operativa dell’ALBA:

a.         in Venezuela nasceranno 600 centri diagnostici integrali; 600 unità per la fisioterapia e la riabilitazione; 35 centri a tecnologia avanzata per offrire un servizio sanitario gratuito;

b.         a Cuba saranno formati 40.000 medici, 5000 specialisti e 10.000 infermieri venezuelani nei vari ospedali e ospitati dalle famiglie cubane;

c.         i pazienti venezuelani saranno operati a Cuba in strutture altamente specializzate in chirurgia cardiovascolare, oftalmolo-gica, ortopedica e trapianti d’organi, con la garanzia di un soggiorno confortevole a pazienti e parenti;

d.         la realizzazione della campagna cubana di alfabetizzazione che presto vedrà il Venezuela secondo Paese libero dall’analfabetismo (circa 1.406.000 venezuelani hanno imparato a leggere e scrivere). Accesso all’istruzione superiore, sussidi e formazione per lavo-ratori con specializzazioni che aprono le porte a nuovi posti di lavoro;

e.         realizzazione di due banche statali con capitali locali che disciplineranno gli scambi bilaterali;

f.         importazioni venezuelane sollevate da dazi e imposte;

g.         Cuba si impegna ad acquistare prodotti venezuelani per un consumo diretto generando occupazione;

h.         Cuba riceverà in cambio dal Venezuela la fornitura di petrolio;

i.          si sono decisi anche programmi di collaborazione tra i due Paesi ad esempio sulla cultura, sullo sport, musica, cinema e servizi editoriali.

 

            I Presidenti Hugo Chávez e Fidel Castro sottoscrivono accordi per un totale di 308 milioni di dollari impegnandosi in questa grande impresa storica. All’inizio si trattava di uno scambio tra i medici cubani e il petrolio venezuelano, ossia il Venezuela garantiva a Cuba 96.000 barili di petrolio al giorno ad un prezzo molto vantaggioso, in cambio dell’arrivo di 20.000 medici e migliaia di insegnanti nelle Repubblica Bolivariana. Ma il fine ultimo è tutto politico, realizzare il sogno di Bolivar e Martì e distinguersi in maniera socialista rivoluzionaria da quell’America  a marchio USA, espansionistica e imperialista.

            L’anno successivo il 28 e 29 aprile del 2006, i Presidenti Hugo Chávez Frías, a nome della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Evo Morales Ayma, a nome della Repubblica di Bolivia e Fidel Castro Ruz, in nome della Repubblica di Cuba, si sono riuniti nella città dell'Avana per firmare l’accordo che vede la costituzione del Trattato di Commercio fra i Popoli.

            Nell’aprile del 2006 anche la Bolivia con il suo Presidente Evo Morales sottoscrisse l'accordo; nel gennaio 2007 anche il Nicaragua firmò formalmente la sua adesione all'ALBA, mentre Rafael Correa, Presidente dell’Ecuador aderì nel dicembre 2006.

            E’ così che i paesi aderenti danno la loro lettura e risposta alla crisi finanziaria mondiale; nel documento, “Risposta dell’ALBA alla crisi finanziaria” si attesta l’esigenza di un nuovo sistema finanziario e monetario internazionale visto che il dollaro statunitense, valuta nazionale che agisce come valuta mondiale, è la principale causa dell’instabilità e della crisi economica mondiale.

            L’ALBA ha l’intento di creare dei meccanismi che permettano di compensare le differenze esistenti tra i vari paesi, come ad esempio l’esclusione sociale, la povertà, la possibilità di accedere alle informazioni per democratizzarle così come le conoscenze, le tecnologie; tutto ciò attraverso la creazione di fondi di compensazione in grado di modificare sensibilmente le differenze esistenti tra paesi meno sviluppati e paesi più sviluppati.

            Il commercio e gli investimenti devono dare la possibilità di realizzare uno sviluppo complementare e sostenibile con il progresso sociale e la difesa ambientale anche attraverso la partecipazione attiva dello Stato, come istituzione di regolamentazione e supervisione dell'attività economica.

            È fondamentale favorire l’uso di monete della regione per le operazioni di transazioni commerciali intra-regionale. Far sì che i paesi membri della UNASUR analizzino l’iniziativa del Sistema Unitario di Compensazione Regionale dei Pagamenti (SUCRE) o altri sistemi di compensazione e unità di conto regionale.

            I paesi che hanno firmato l’accordo costitutivo della Banca del Sud si sono impegnati a velocizzare il processo anche in chiave monetaria sempre nella prospettiva irrinunciabile della complementarietà e della solidarietà.

            Un’altra organizzazione molto importante nata il 2-3 dicembre 2011 è la CELAC (La Comunità di Stati Latinoamericani e dei Caraibi); con questa organizzazione che unisce quasi 600 milioni di cittadini, si è  concretizzato un sogno di unità di oltre 200 anni. Fanno parte della CELAC da subito 33 Paesi e l’obiettivo è quello di realizzare un’area regionale in grado di esprimere gli interessi dei paesi membri escludendo la autoritaria presenza di Stati Uniti e Canada.

            E nel IX vertice dell’ALBA dell’Aprile del 2010 nel bicentenario dell’Indipendenza venezuelana, vengono approvati diversi altri accordi per perfezionare sempre più l’ integrazione politico-economica dei paesi ma anche sociale e culturale27.

            Per velocizzare il processo di indipendenza, i paesi dell’ALBA decidono insieme di rafforzare l’integrazione, l’unione e la solidarietà  attraverso la realizzazione di una sostanziale uguaglianza fra i paesi, creare una base economica libera e potenziata ma in senso socialista, battendosi quindi contro la povertà grazie al supporto delle Missioni Sociali, alle quali si devono legare le azioni dei vari Governi.

            Consolidare le conquiste, è questo l’imperativo chavista; si rafforzano così i processi di nazionalizzazione, di redistribuzione e socializzazione. Restituire così ai paesi dell’ALBA benessere e uguaglianza sociale, anche attraverso la prosecuzione della lotta contro la Guerra e la coraggiosa difesa comune dei Diritti Umani e della Madre Terra.

            La vittoria di Hugo Chávez Frías, aveva già portato nel novembre del 2001, ad un cambiamento radicale nelle politiche economiche a cominciare dal settore petrolifero, strategico per l’economia venezuelana e poi settore per il consolidamento del progetto dell’ALBA.

            La difesa della sovranità nazionale è uno dei punti centrali della politica petrolifera adottata dal governo del Venezuela.

            Oltre alla Legge Organica degli Idrocarburi, il Governo ha fatto si che si  riprendesse il controllo statale di PDVSA, vincolando l'azienda ai suoi azionisti. Il popolo venezuelano ha così ottenuto il miglioramento dei prezzi del petrolio.

            Importante è stato poi il ruolo di Petroamérica e dei suoi vettori: Petrocaribe, Petrosur e Petroandina che legano i popoli dell'America Latina e dei Caraibi in una nuova idea di integrazione che è la contrapposizione dell'ALCA.

            Dal 29 giugno del 2005, anno in cui è stato fondato, i paesi aderenti del Petrocaribe hanno la possibilità di ricevere il petrolio a prezzi molto vantaggiosi, e a seconda delle quotazioni raggiunte hanno dei finanziamenti (con un tasso di interesse all’1%) fino al 60%.

            Il 10 ottobre del 2004, durante il programma “Aló Presidente” che veniva trasmesso dalla raffineria di Puerto la Cruz, il Presidente della Repubblica, Hugo Chávez, annunciò una nuova fase della politica petrolifera nazionale in modo tale da realizzare la “Piena Sovranità Petrolifera”.

            La vera nazionalizzazione è iniziata nel gennaio del 2003, con la sconfitta della cospirazione petrolifera e il recupero della PDVSA. In questa nuova fase, l'obiettivo è smantellare la struttura della vecchia PDVSA, con la nuova come una azienda nazionale, subordinata allo Stato il cui vero unico proprietario è il popolo venezuelano. La nuova PDVSA è strettamente allineata agli orientamenti dello Stato venezuelano e ogni lavoratore è impegnato nella ricostruzione dell'impresa, che a sua volta rappresenta la costruzione di un futuro migliore per tutta la nazione.

            La nuova PDVSA è quindi in mano al popolo e in questo modo si esercita la piena sovranità petrolifera venezuelana.

            Studi del dicembre 2010 effettuati dalla Petroleum Intelligence Weekly (PIW), basati sulle riserve, la produzione, la raffinazione e le vendite hanno stimato che la PDVSA è la quarta compagnia a livello mondiale nel settore petrolifero. Nel 2010, la PDVSA occupava il secondo posto per  le riserve provate di petrolio; il terzo posto nella produzione di petrolio, il quarto posto nella capacità di raffinazione, il sesto posto per le riserve provate di gas e l’ottavo posto per le vendite.

            Significative sono le parole scritte da Josè Martì nel 1889, alla Conferenza Internazionale Americana di Washington, quindi oltre cento anni prima della costituzione dell’ALBA: “Mai in America dall'indipendenza ad oggi, un problema ha richiesto tanta sensibilità, né ha obbligato a tanta vigilanza, né ha domandato un esame più profondo e minuzioso, che l'invito che i potenti Stati Uniti, pieni di prodotti invendibili, e determinati a estendere i loro domini in America, fanno alle nazioni americane con meno potere [...]”.

            Queste parole dimostreranno in futuro a Chávez che le esigenze portate avanti dai paesi aderenti all’ALBA erano già sentite precedentemente e nel tempo vi furono diversi tentativi di alleanza tra le nazioni che lottavano per affrancarsi dal colonialismo spagnolo.

            Ad esempio il 2 maggio 1801 Francisco de Miranda presentò progetti governativi per rendere il Sud America indipendente dalla Spagna.

            E il 20 marzo 1929 Augusto César Sandino, il Generale degli Uomini Liberi, propone ai governi di 21 Stati ispano-americani il “piano di realizzazione del sogno supremo di Bolivar”.

            E’ chiaro che molti saranno i problemi che dovranno affrontare questi paesi, a partire da vari tentativi messi in atto dagli USA di sabotaggio e di divisione dei paesi membri, ma la resistenza dei paesi latino americani che, dopo secoli di aggressione imperialista hanno ormai intrapreso una strada nuova di indipendenza e di unità, fa ben sperare riguardo alla riuscita di queste unioni, accordi ed organizzazioni economiche, sociali e soprattutto di popoli.

 

 

6. Nasce il Partito Socialista della Rivoluzione

 

            Inserito il Venezuela in un contesto più stabile di relazioni internazionali, bisognava dare impulso a processi interni più radicali, ma con una ancora più attiva partecipazione di massa del popolo nella difesa nazionale integrale.

Viene redatta la “Agenda Bolivariana 2006”che prevedeva il consolidamento dell'Esercito (aumento del contingente nell'esercito e migliore formazione); l’aumento dell'unione civico-militare (si era  saputo che alcuni militari golpisti che erano ancora nelle Forze Armate avevano deciso di occupare una base militare per far partire degli aerei con il proposito di bombardare il Palazzo Miraflores e altri siti strategici); la partecipazione attiva del popolo nella difesa della nazione (applicare il Titolo VII della Costituzione che tratta della Sicurezza della Nazione e in cui è esplicitata la corresponsabilità tra lo Stato e la società civile in materia di difesa).

            Il Presidente Chávez, cosciente del fatto che alcuni partecipanti ai complotti sono solo dei ragazzi - “figli della povertà che finiscono per essere reclutati dal narcotraffico” - annuncia che non verranno arrestati e che possono tornare con le loro famiglie o rimanere in Venezuela per studiare nelle scuole bolivariane.

            Ma il processo rivoluzionario bolivariano sempre più a caratterizzazione socialista doveva difendersi dagli attacchi eversivi interni e dal terrorismo paramilitare e massmediatico diretto dall’impero a fini destabilizzanti controrivoluzionari.

            Diventava, quindi, indispensabile l'accento sulle responsabilità di ciascun componente della società venezuelana nell'attuazione dei progetti e delle iniziative rivoluzionarie. Bisognava trasformare dalle basi le istituzioni dello Stato e superare radicalmente dalle fondamenta i principi della cosiddetta IV Repubblica.

            Come sottolinea Alí Rodríguez: “Abbiamo un governo rivoluzionario, ma non abbiamo ancora uno Stato rivoluzionario”.

            Per creare un nuovo tipo di Stato rivoluzionario è necessario riformulare la struttura di base istituzionale. La trasformazione rivoluzionaria deve incentrarsi sulla trasparenza, perché la cittadinanza deve essere sempre informata sulle risorse di cui dispone e sulla loro destinazione, in modo tale da averne il controllo contro ogni forma di abuso, privilegio, corruzione.

            Ma i cambiamenti radicali istituzionali e della società devono partire dalla coscienza politica rivoluzionaria; bisogna fondare il Partito della Rivoluzione.

            Nel 2007 Chávez ha tenuto un discorso sul Processo di Formazione e sulla Commissione Promotrice del Partito Socialista Unito Venezuelano28 (PSUV). Coloro che hanno sostenuto la nascita del Partito sono 2.398, appartenenti a diversi gruppi sociali: movimenti sociali, settori della vita nazionale, gruppi di lavoratori, movimenti femminili, movimenti indigeni, fronti contadini, studenti, il Comando Tattico Universitario della Federazione Bolivariana degli Studenti, Misión Sucre, Misión Ribas, il Fronte Francisco de Miranda, i Comitati della Terra Urbana, Misión Cultura, i Consigli Comunali, professionisti, tecnici, ecc.

            La Commissione Promotrice deve mettere in rapporto i movimenti sociali e gli altri gruppi. Durante l'“Atto di giuramento dei propulsori”, Chávez si è detto sicuro che grazie alla nascita del PSUV si sarebbe avuto un grande rafforzamento del carattere socialista del processo rivoluzionario, sia a livello nazionale che internazionale, perché la Rivoluzione Bolivariana ha una grande influenza anche al di fuori del territorio venezuelano. Nel discorso tenuto ha stimolato i promotori a non abbandonarsi mai all’estremismo, al settarismo, all'individualismo, perché i militanti rappresentano i soldati più umili e degni della Rivoluzione.

            Bisogna dire che il corpo militante da subito è plasmato sulle idee di Bolívar, la figura più importante della lotta indipendentista dell'America Latina contro il dominio della Spagna. El Libertador così come Martì non parlavano di lotta di classe, ma lottava fermamente per l'eliminazione della schiavitù e per l'emancipazione dei settori popolari.

            Pur non essendo un marxista-leninista, Martí ebbe molto chiara l’assoluta necessità non solo di scrollarsi il giogo coloniale, ma anche di emanciparsi veramente, di iniziare riforme politiche economiche e democratiche profonde. È in questo contesto che dobbiamo intendere la sua idea di partito rivoluzionario.

            Martí, che era stato testimone del funzionamento della politica di partito nei paesi “sviluppati”, non si poté solo contentare solo di replicare quel tipo di organizzazione. Un partito “rivoluzionario” deve usare metodi differenti, e non deve compiacersi della semplice conquista del potere.

            Il partito rivoluzionario di Martí fu concepito come un partito di membri attivi, veri attivisti rivoluzionari dediti alla causa. I membri dovevano appoggiare il partito anche dal punto di vista finanziario, per dimostrare il loro impegno nella pratica.

            L’idea era di lavorare a favore di un cambiamento in modo effettivo, per essere un esempio per le altre lotte di liberazione: la rivoluzione è una missione internazionalista, contro la tirannia del colonialismo aggressore e invasore.

            Per tali ragioni di contesto storico doveva essere un partito per la lotta armata: l’insistenza sull’organizzazione e l’importanza che i membri obbedissero ai loro leader indica esattamente questa tendenza di carattere militare. In quel partito, la base doveva sapere che era inserita in un’organizzazione insurrezionale, come chiaramente dimostra il Secondo Dovere dei Delegati: “Un’organizzazione rivoluzionaria da fuori, e ancor più da dentro”.

            Senza dubbio, allo stesso tempo il partito era stato concepito per essere, all’occorrenza della fase politica, un’organizzazione veramente “popolare” e di massa: Martí creò il suo Partito Rivoluzionario Cubano con i lavoratori del tabacco, gli operai immigrati e gli artigiani cubani.

            Vale la pena di citare anche il primo di quei doveri: “Cercare di rendere concreti con tutti i mezzi possibili e necessari, senza concessioni né esitazioni, gli obiettivi del programma”.

            Anche la concezione e la costruzione del partito della Rivoluzione sono molto derivate dalle determinazioni dall’analisi degli scritti di Gramsci.

            “Non si può certo domandare ad ogni operaio della massa di avere una completa coscienza di tutta la complessa funzione che la sua classe è determinata a svolgere nel processo di sviluppo dell'umanità: ma ciò deve essere domandato ai membri del Partito. Non ci si può proporre, prima della conquista dello Stato, di modificare completamente la coscienza di tutta la classe operaia; sarebbe utopistico, perché la coscienza della classe come tale si modifica solo quando sia stato modificato il modo di vivere della classe stessa, cioè quando il proletariato sarà diventato classe dominante, avrà a sua disposizione l'apparato di produzione e di scambio e il potere statale. Ma il Partito può e deve nel suo complesso, rappresentare questa coscienza superiore; altrimenti esso non sarà alla testa, ma alla coda delle masse, non le guiderà, ma ne sarà trascinato. Perciò il Partito deve assimilare il marxismo e deve assimilarlo nella sua forma attuale, come leninismo”29.

            Chávez è consapevole che solo costruendo nel tempo, nella lotta e nell’organizzazione di massa il Partito Socialista della Rivoluzione, si può difendere il Venezuela Bolivariano da gruppi dell'opposizione fascista violenta, dall’oligarchia e dagli infiltrati. Per questo si fa forte l’appello all’unità con il Partito Comunista del Venezuela, il Partido Patria Para Todos e il Partido Podemos ad essere parte attiva direttamente coinvolta nel governo della rivoluzione e a creare un vero Partito Socialista della Rivoluzione.

            Il Movimiento V República era un partito per una determinata congiuntura storica, era stato creato perché il vecchio Movimiento Bolivariano Revolucionario non poteva iscriversi al Consiglio Elettorale a causa delle leggi dello Stato borghese; ma in quel momento nonostante l'impedimento c'era davvero molta gente disposta ad appoggiare la candidatura di Chávez.

            Il Comandante nei suoi discorsi spesso ricorda che se ci si fosse fermati ad aspettare l'unificazione dei partiti della sinistra, il 4 Febbraio non ci sarebbe mai stato. E la cosa più assurda è che proprio quei partiti il 5 febbraio abbiano accusato Chávez di essere un golpista.

            Chávez afferma di avere molto rispetto per i partiti comunisti del mondo, però ricorda anche che molti di questi partiti, soprattutto in America Latina, non hanno appoggiato la Rivoluzione cubana, arrivando anche a negare l'aiuto al Che. Chávez ha molto rispetto per il Partito Comunista del Venezuela (PCV) e afferma che nessuno può negare l'apporto di questa organizzazione alle lotte del Venezuela. Però quando Chávez è uscito di prigione, una corrente del Partito Comunista del Venezuela lo descriveva come un “Messia”, come un caudillo che faceva solo danni imbrigliando le rivolte sociali. Per questo il dogmatismo e il settarismo diventano arma controrivoluzionaria, fattori che possono indebolire e perfino destabilizzare la rivoluzione.

            Le oligarchie hanno paura di un popolo che marcia compatto, è per tale ragione che l'impero e l'opposizione interna cercano in tutti i modi di dividere il movimento bolivariano con grandi campagne di disinformazione.

            Chávez ha chiara la realtà di come sono stati sconfitti grandi progetti e processi rivoluzionari, poiché le armi che usa il capitalismo sono sempre le stesse soprattutto attraverso il controllo delle industrie, dei fattori di produzione (la terra, l'allevamento, ecc.), dei trasporti, i mezzi di comunicazione.

            In questa occasione Chávez ha anche rammentato il danno provocato ad Allende dal settarismo dei partiti e dalla mancanza di relazione di massa per l’unità sociale. Per evitare questo rischio il Venezuela deve avere un Grande Partito Socialista Bolivariano e Rivoluzionario, un partito davvero unico portatore della coscienza di classe e rivoluzionaria antimperialista anticapitalista.

            Il Comandante sottolinea che Cuba non è mai stata invasa perché il popolo cubano è unito in un grande partito; un popolo intero che difende il suo leader e la sua rivoluzione. Anche quando Fidel è stato ricoverato in ospedale - momento che sarebbe potuto diventare molto critico a livello sociale e politico - all'interno nel popolo cubano non c'è stato nessun attrito, nessuna contestazione politica, perché a Cuba c'è un partito e una disciplina politica e morale ancor oggi di forte impronta rivoluzionaria socialista.

            Chávez nell’intervista del 13 febbraio 201130 affronta anche il tema della corruzione e del lavoro che si fa per combatterla, non solo nel settore pubblico ma anche in quello privato. La corruzione va debellata poiché rappresenta gli anti-valori tipici del capitalismo. Oltre alla corruzione va affrontata anche la burocrazia. Bisogna dare potere al popolo, ai Consigli Comunali ridando dignità e benessere alla classe media venezuelana e alle classi più povere. E’ fondamentale per il futuro rivoluzionario puntare molto sul ruolo delle donne e nei suoi discorsi più volte afferma con forza che un uomo che offende, molesta, maltratta una donna non potrà mai far parte del PSUV perché è un corrotto moralmente, quindi non può essere un soggetto rivoluzionario; nella società venezuelana è ormai arrivato il momento di mettere fine al machismo, così come non può entrare nel Partito, un latifondista né un corrotto, tantomeno un machista, poiché è portatore di principi violenti e controrivoluzionari.

            Bisogna creare una nuovo pensiero, nuove idee, nuove realtà, nuovi scenari e un nuovo partito, un partito dell’etica rivoluzionaria contro ogni tipo di corruzione morale e materiale.

            Il PSUV deve fondarsi sull'efficienza politica e sulla qualità morale e pratica rivoluzionaria. Queste sono condizioni fondamentali per un movimento politico che vuole creare una nuova società anticapitalista e socialista rivoluzionaria.

            Il Partito Socialista Rivoluzionario deve occuparsi della concezione ideologica in relazione all’agire rivoluzionario, della strategia, della tattica, dell'orientamento delle masse, della formazione politica e della coscienza rivoluzionaria; deve essere un Partito per la pace, ma se fosse necessario, anche un esercito per la guerra, insieme ai soldati, ai contadini, ai lavoratori in grado di difendere il paese da qualsiasi aggressione imperialista.

            Chávez sostiene che è molto importante formare una base elettorale, perché gli elettori saranno i futuri militanti del Partito. La Commissione Promotrice è formata dalla Commissione delle Idee, dalla Commissione Logistica e dalla Commissione Tecnica. Quest'ultima deve ricevere tutte le informazioni dei militanti promotori, ma sempre il migliore vaccino contro ogni minaccia è il popolo.

            Il Comandante ribadisce che il PSUV diventerà il più grande Partito della storia politica d'America, il più grande per la sua coscienza, per la sua forza, per la sua capacità di favorire un vero e proprio processo rivoluzionario; il più grande Partito antimperialista, il più grande Partito Socialista della storia. Per realizzare questo sogno rivoluzionario deve diventare una macchina politica straordinaria, ed è bene che i nemici del Venezuela sappiano che se mai ci sarà una aggressione, il Partito che sta nascendo avrà la capacità di diventare l’avanguardia di un esercito potente di resistenza, con l'aiuto dei soldati venezuelani e sotto la guida del potere popolare per la costruzione del socialismo.

            Chávez su tali impostazioni e costruzioni certamente riprende dalle analisi di Mariátegui, uno dei primi grandi rivoluzionari a introdurre  le tesi del socialismo indo-americano, i cui principi oggi il processo socialista del Venezuela sta riprendendo per portare avanti e rafforzare il suo carattere irreversibile rivoluzionario anticapitalista e socialista.

            Mariátegui affermava che il socialismo indo-americano non doveva essere una copia, ma una creazione eroica; le stesse cose le ha proclamate anche Simón Rodríguez. Il Venezuela necessita di un modello socialista proprio attraverso la pratica politica come l'unica attività creatrice, poiché è la realizzazione di un grande ideale umano di trasformazione negli interessi del popolo sfruttato. Continuava affermando che la politica diventa più nobile quando è rivoluzionaria. La borghesia creola, nata cioè dall’unione tra le vecchie generazioni indios con i dominatori spagnoli, non era solidale con il popolo, con il proletariato e con le tradizioni della propria nazione; si sentiva bianca, più vicina al capitalismo occidentale, soddisfatta del suo percorso e delle sue scelte in quanto, per essa, unica via per l’ascesa sociale.

            Josè Carlos Mariategui sviluppò un’analisi della nazione peruviana e dell’influenza della dominazione spagnola, arrivando alla conclusione che solamente un nuovo socialismo, indio americano, potrà contrastare il mondo capitalista e imperialista, quello di una borghesia sempre più alleata con il mondo capitalista, una classe sociale dominante che vedeva solo nella cooperazione con l’imperialismo la miglior fonte di sviluppo sociale ed economico per i privilegiati possidenti.

            Sulle basi dei principi, gli studi e la pratica rivoluzionaria anche di Mariatequi, si legge l’influenza nell’analisi chavista sull’America Latina; un grande continente i cui paesi hanno un’origine comune ma l’invasione spagnola ne distrusse la cultura, impose un metodo feudale e religioso e divise le nazioni che la componevano. Le popolazioni si mischiarono con gli invasori creando un’America Indio Spagnola; le nazioni si differenziarono sempre più, quelle più a contatto con l’Europa si civilizzarono in modo occidentale. Pian piano svanì la cooperazione tra i paesi fino a che nei primi del ‘900 si può affermare che quasi smisero tutti i rapporti commerciali tra di esse.

            Così il sud America perciò si trasformò da unione di paesi agricoli, e un in composto di colonie industriali.

Ciò che poteva bloccare tale situazione era solamente l’azione rivoluzionaria di massa proletaria, che avrebbe dato il via ad una lotta antimperialista e ad una rivoluzione proletaria capace di permettere al partito di riorganizzare e difendere la costruzione dell’era socialista.

            Il socialismo di Mariategui, è una base anche per il moderno Socialismo del XXI Secolo, che deve infatti sapersi adattare alla storia e alla tradizione di Nuestra América, senza, deve non perdere di vista i fondamenti delle antiche civiltà, inserendo allo stesso tempo elementi della modernità quali la scienza, la tecnica e il progresso delle conoscenze sociali per l’autodeterminazione dei popoli.

            Le aspirazioni rivoluzionarie sono le stesse di Bolivar, di Mariatequi, di Gramsci, a partire dal saper creare quell’etica del proletariato, la coscienza rivoluzionaria,la morale socialista che si forma unicamente attraverso la lotta di classe, unica via che dovrà avere anche il PSUV per educare l’uomo nuovo pensato da Che Guevara, per realizzare la pratica rivoluzionaria del lavoratore libero, entusiasta della produzione socialista, del lavoro ma anche impegnato nella rivoluzione culturale.

            Il nuovo sistema d’insegnamento deve opporsi al modello di scuola capitalista che non fa altro che condannare le classi povere all’inferiorità culturale dell’educazione che non ha spirito nazionale bensì coloniale, attraverso un insegnamento aristocratico e ecclesiastico basato sui privilegi della ricchezza e delle caste.

            Per tali ragioni il Partito Socialista Unito del Venezuela dovrà, secondo Chávez, cercare di attuare come prime rivendicazioni quelle inerenti al mondo economico e lavorativo, tutelando il lavoratore ed i suoi diritti a partire da quelli all’educazione, alla formazione, alla cultura del popolo e per il popolo.

            Chávez assegna al PSUV il compito di formare coscienza del lavoratore alla lotta per il socialismo, coscienza rivoluzionaria del lavoro, dell’educazione contro la logica della mediocrità e del benessere materiale borghese sapendo andare oltre per abbracciare l’etica socialista.

            Un tratto fondante e irrinunciabile del Partito è la disciplina rivoluzionaria per sostenere la democrazia per il Socialismo del XXI Secolo. E’ questo quello che si sta costruendo in Venezuela, un Socialismoche deve rimanere profondamente e eminentemente democratico perché costruito in una democrazia popolare, partecipativa, rivoluzionaria, una democrazia socialista.

            Una delle caratteristiche principali del PSUV deve essere la piena libertà al dibattito interno anche se dovesse essere aspro e mai dovrà configurarsi una esclusività delle elites e di quelle che possono diventare cupole di potere.

            Il Partito ha bisogno di partecipazione, di consultazioni, di protagonismo, di discussione costruttiva. Come è sempre chiaro nelle analisi di Gramsci il partito deve essere incentrato sull’organizzazione di massa e formato da quadri eccellenti.

            Come affermava Bolívar l'unità è imprescindibile, ed è proprio l'unione ciò che manca per completare l'opera della rivoluzione socialista del XXI secolo. Ma l'unità non deve essere burocratica, deve essere reale, organica, profonda, ma deve rafforzare la democrazia rivoluzionaria, come disse Bolívar nel 1815 in Giamaica.

            Chávez, come Gramsci e Mariategui, ci tiene a far comprendere come sia necessario per il raggiungimento di questi obiettivi un’educazione socialista, una formazione democratica ed una scuola del lavoro perciò non solo teorica ma anche pratica.

            Durante l'atto costitutivo, il Presidente sostiene che per essere militanti del PSUV è necessario essere rivoluzionari e socialisti; chi dovesse avere dei dubbi a riguardo non deve entrare nel partito, perché l'organizzazione ha bisogno di militanti rivoluzionari e socialisti, onesti e nel partito è in vigore la condizioni di totale uguaglianza. Chávez afferma che non si trova lì come Presidente, ma come un compagno tra compagni, e sottolinea che il Socialismo del XXI secolo è concepito come teoria e pratica rivoluzionaria integrale ,deve occuparsi della materia economica, produttiva, redistributiva altrimenti quello che si costruirà in Venezuela non sarà vero socialismo.

            Solamente lavorando su questi punti il PSUV trasformerà il Paese, e raggiungerà un’etica socialista non solo dei militanti, ma potrà pian piano costruire una nazione unita ed emancipata nel Socialismo del XXI secolo.

            Ritorna il sogno rivoluzionario dell’integrazione continentale e si concretizza rafforzandosi negli ideali e nella storia del socialismo.

            Con Chávez concretamente si realizza il grande progetto storico della Nuestra América di Martì e la missione rivoluzionaria di Simon Bolivar di unione della Grande Patria per garantire ai popoli “la maggiore felicità possibile, la maggiore sicurezza possibile e la maggiore forma di stabilità politica”.

            Ecco perchè il Comandante Chavez per prima cosa ha voluto agire a livello politico e poi economico, per quindi rivoluzionare tutto il sistema a partire dall’insegnamento di Bolivar, Martì, Mariatequi, Gramsci, Fidel Castro.

            Il Comandante Supremo lascia come suo testamento politico il Socialismo del e per il XXI Secolo che si potrà costruire solo orientando la società verso una pedagogia rivoluzionaria, verso una formazione culturale e politica socialista verso una costante e coerente pratica rivoluzionaria.

            Per chi come noi ha avuto l’onore e il piacere di conoscerlo direttamente, nei seppur brevi incontri abbiamo imparato quando l’Uomo si fa Storia, proprio nell’alto senso rivoluzionario della Storia.

            Chávez vive! Chávez per sempre! Siamo tutti Chávez!

 

El aire mueve las hojas en los arboles;

la inmortalidad, las ideas en nuestra frente.

(José Martí, Fragmento n° 310, 22, p. 221)

 

 

 

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

 

1.         A.A.V.V., Un Aniversario dos forjadores: Ho Chi Minh y Martì, La Habana, 1972.

2.         D. Azzellini, Il Venezuela di Chávez . Una rivoluzione del XXI secolo?, Derive e Approdi, Roma, 2006.

3.         F. Castro, La historia me absolverà, Editora Politica, La Habana, 2002.

4.         Centro de Estudios Martianos, Siete Enfoques Marxistas, sobre Josè Martì, Editora Politica, La Habana, 1985.

5.         H. Chávez, Discurso en el acto de Juramentazcion de propulsores y propulsoras de la Unidad, Socialismo del Siglo XXI Ediciones,Caracas, 2007.

6.         H. Chávez, El Discurso del inicio de la construccion del Partido Socialista Unido, Socialismo del Siglo XXI Ediciones,Caracas, 2007.

7.         M. S. Codecasa, Chávez contro gli USA. La sua storia, il suo Venezuela, il suo socialismo, Malatempora editr., Roma, 2007.

8.         J. A. Giordani, La transicion venezolana al socialismo, Vadel editores, Caracas, 2009.

9.         A. Gramsci, Scritti politici III Antonio Gramsci, Necessità di una preparazione ideologica di massa, Scritto nel maggio del 1925, pubblicato in Lo Stato operaio del marzo-aprile 1931.

10.       A. Gramsci, Scritti politici III Antonio Gramsci. La scuola di Partito. Non firmato, L'Ordine Nuovo, 1 aprile 1925, sotto la rubrica «Editoriale».

11.       A. Gramsci, Lettere dal carcere 1, Editrice l’Unità, Roma, 1988.

12.       A. Gramsci, Lettere dal carcere 2, Editrice l’Unità, Roma, 1988.

13.       M. Harnecker, Hugo Chávez Frías. Un hombre, un pueblo, Tercera Prensa, San Sebastián, Spagna, 2002.

14.       M. Harnecker, Venezuela una revolucion sui generis, Ministro de Estado para la Cultura, Caracas, 2004.

15.       I. Mészàros, El desafio y la carga del tiempo historico. El socialismo del siglo XXI, Vadel ed., Caracas, 2008.

16.       R. Miranda, L. Mastrantonio, Hugo Chávez. Il caudillo pop, Marsilio editori, Venezia, 2007.

17.       J. V. Rangel, De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

18.       L. Vasapollo, Il tocororo e l’uragano. La pianificazione socio-economica come risposta alla crisi globale, Zambon edit., Francoforte, 2011.

19.       L. Vasapollo, Crisis of Capitalism, Brill, Boston, 2012.

 

 

 

SITOGRAFIA ESSENZIALE

 

1.         http://www.monografias.com/trabajos90/seguridad-social-socialismo-siglo-xxi/seguridad-social-socialismo-siglo-xxi.shtml di Jesús David Dávila Figuera, José Alexander Villamizar, Enedigna Martínez

2.         Hugo Chávez

http://www.minci.gob.ve/wpcontent/uploads/downloads/2013/01/misionesbolivarianaitaliano.pdf

 

 

 

NOTE

 

1           Si ringrazia Flavia Castelli per il prezioso lavoro di traduzione dei testi dallo spagnolo; Violetta Nobili per la collaborazione alla ricerca e analisi bibliografica; l’editore Natura Avventura, in particolare nella persona del suo Direttore Domenico Vasapollo, per la piena disponibilità politica, culturale, in quello che sicuramente va identificato e profondamente apprezzato come impegno di esclusivo interesse politico militante.

2           Hugo Chávez Frías. Un hombre, un pueblo, Editorial: Tercera Prensa, San Sebastián, novembre 2002.

3           Cfr. R. Miranda, L. Mastrantonio, Hugo Chávez. Il caudillo pop, Marsilio editori, Venezia, 2007, pag.117.

4           Cfr. J. V. Rangel, Un nuevo pais para el siglo que viene, Intervista a Chávez, 13 giugno 1993 in De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

5           Cfr. R.Miranda, L. Mastrantonio, Hugo Chávez. Il caudillo pop, op. cit.

6           Cfr. J. V. Rangel, Nos duele la patria, intervista a Chávez, 30 agosto 1992 in De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

7           A. Gramsci, Scritti politici III Antonio Gramsci, Necessità di una preparazione ideologica di massa, scritto nel maggio del 1925, pubblicato in Lo Stato operaio del marzo-aprile 1931.

8           Cfr. J. V. Rangel, El 4 febrero sigue mas vivo que nunca, Intervista a Chávez, 4 febbraio 1996 in De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

9           Cfr. J. V. Rangel, Un nuevo pais para el siglo que viene, intervista a Chávez, 13 giugno 1993 in De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

10         Cfr. J. V. Rangel, Un nuevo pais para el siglo que viene, intervista a Chávez, 13 giugno 1993 in De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

11         A. Gramsci, Scritti politici III Antonio Gramsci, Necessità di una preparazione ideologica di massa, op. cit.

12         Cfr. J. V. Rangel, La activacion del poder costituyente, intervista a Chávez, 22 maggio 1997, in De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

13         A. Gramsci, Scritti politici III Antonio Gramsci. La scuola di Partito. Non firmato, L'Ordine Nuovo, 1 aprile 1925, sotto la rubrica «Editoriale».

14         Cfr. D. Azzellini, Il Venezuela di Chávez. Una rivoluzione del XXI secolo?, Derive e Approdi, Roma, 2006.

15         Cfr. J. V. Rangel, Nosotros somos gente de palabra, intervista a Chávez, 16 ottobre 1998, in De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

16         Hugo Chávez

http://www.minci.gob.ve/wpcontent/uploads/downloads/2013/01/misionesbolivarianaitaliano.pdf

17         Le più importanti Missioni Sociali sono:

a)         Mission Robinson I, Robinson II, Sucre, Ribas; Istruzione

b)         Mission Barrio, Madres del Barrio, Adentro, Milagro, Negra Hipolita; Salute e sostegno economico alle situazioni di povertà per i bambini, gli adolescenti, gli adulti che vivono in strada

c)         Mission Habitat, Suvi; Abitazione

d)        Mission Mercal; Alimentare

e)         Mission Identidad, Guaicaipuro; Identificazione

f)         Mision Che Guevara, formazione e creazione di cooperative

g)         Mision Barrio Adentro Deportivo, per la promozione dello sport nelle comunità

18         da http://www.monografias.com/trabajos90/seguridad-social-socialismo-siglo-xxi/seguridad-social-socialismo-siglo-xxi.shtml di Jesús David Dávila Figuera, José Alexander Villamizar, Enedigna Martínez.

19         A. Gramsci, Scritti politici III Antonio Gramsci. La scuola di Partito. Non firmato, L'Ordine Nuovo, op.cit.

20         Due articoli sono fondamentali: il 99, il 100.

            L’ art 99: I valori della cultura costituiscono un bene irrinunciabile del popolo venezuelano ed un diritto fondamentale che lo Stato promuove e garantisce, generando le condizioni, gli strumenti legali, i mezzi e presupposti necessari. Si riconosce l'autonomia dell'amministrazione culturale pubblica nei termini stabiliti dalla legge. Lo Stato garantisce la protezione e la preservazione, l'arricchimento, la conservazione e il restauro del patrimonio culturale, tangibile ed intangibile, e la memoria storica della Nazione. I beni che costituiscono il patrimonio culturale della Nazione sono inalienabili, imprescrittibili e non pignorabili. La legge stabilisce le pene e le sanzioni per i danni causati a questi beni.

            Nell’ articolo 99, si riconosce l’ importanza della cultura come irrinunciabile, inalienabile e il ruolo fondamentale dello stato per promuoverla e garantirne i mezzi necessari.

            Nell’ articolo successivo:

L’art 100: Le culture popolari costitutive della cultura venezuelana godono di attenzione speciale, riconoscendosi e rispettandosi l'inter-culturali in base al principio di uguaglianza delle culture. La legge stabilisce incentivi per le persone, istituzioni e comunità che promuovono, appoggiano, sviluppano o finanziano piani, programmi ed attività culturali nel paese, così come la cultura venezuelana all'estero. Lo Stato garantisce ai lavoratori ed alle lavoratrici culturali l'incorporazione al sistema di sicurezza sociale che consenta loro una vita degna, riconoscendo le specificità dell'occupazione culturale, in conformità alla legge.

21         Cfr. J. V. Rangel, Dialogante, Pacifista y Subversivo, intervista a Chávez, 17 gennaio 2010 in De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

22         ALADI (Asociación Latinoamericana de Integración, Associazione Latinoamericana per l’Integrazione) [N.d.T.].

23         Per riferimenti e schematizzazioni su ideologia e costituzione dell’ALBA si vedano vari documenti di riferimento in www.aporrea.org

24         FTAA-ALCA (Free Trade Area of the Americas, Area di Libero Commercio delle Americhe) [N.d.T.].

25         Fonte: Bancoex, Proposta di Programma Culturale Educativo dell’ALBA.

26         Confrontare al riguardo I. Farah, L. Vasapollo (a cura di), Pacha Mama. L’educazione universale al Vivir Bien vol.2, Roma, Natura Avventura Edizioni, 2011, pp. 17-33.

27         Per info confrontare ALBA-TCP- IX Cumbre - Manifiesto Bicentenario de Caracas Consolidando la Nueva Independencia culturale, Caracas, 19 Aprile 2010. Il documento è reperibile in visualizzazione on-line sul portale dell’Alianza Bolivariana, link:

http://www.alianzabolivariana.org/modules.php?name=News&file=article&sid=6266

28         Cfr. H. Chávez, El discurso del inicio de la costruccion del Partido Socialista Unido, 24 marzo 2007.

Approfondimenti in tema sono ospitati nelle varie annate della rivista Nuestra America. Sulla costruzione socio-economica e politica dell’ALBA, si segnala: L. Vasapollo, L’ALBA del socialismo possibile. Manuale di introduzione alle politiche di pianificazione socio-economica nel XXI secolo, in corso di pubblicazione per la Jaca Book Edizioni.

29         A. Gramsci, Scritti politici III Antonio Gramsci, Necessità di una preparazione ideologica di massa, Op. Cit.

30         Cfr. J. V. Rangel, Pertenezco a ese tiempo de hace 200 años, intervista a Chávez, 13 febbraio 2011, in De Yare a Miraflores. El mismo subversivo. Entrevistas al Comandante Hugo Chávez (1992-2012), Univ. Bolivariana de Venezuela, Caracas, 2012.

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