È tornato così con la volontà del popolo, il leader deposto da un colpo di Stato e gli usurpatori non hanno potuto cancellare i suo esempio.

Evo Morales, ha superato a piedi la frontiera con l’Argentina ed è giunto a Villazón (sud), in Bolivia, e poi accompagnato da una carovana di un centinaio di veicoli ha percorso i 1.200 chilometri di strada che sono frutto della grande opera costruttiva sviluppata durante il suo mandato, opera che ha situato la Bolivia come paese con la più forte crescita della regione.

Migliaia di contadini, minatori e indigeni lo hanno aspettato nei diversi paesi attraversati dalla carovana.

È stato a Uyuni e a Salar, zone ricche di litio e a Orinoca, dove ha visitato la fattoria con fango e paglia dove ha trascorso la sua infanzia.

Il giro realizzato con Álvaro García Linera, è terminato con una concentrazione enorme a Chimoré, il paese dove ha forgiato la sua guida politica nel Tropico di Cochabamba.

È tornato così con la volontà del popolo, il leader deposto da un colpo di Stato e gli usurpatori non hanno potuto cancellare i suo esempio. (GM – Granma Int.)

Il dipartimento di Cochabamba (al centro) è stato la sede della manifestazione nella quale i rappresentanti del Movimento Al Socialismo (MAS) hanno difeso la nuova candidatura di Morales alla presidenza.

Varie mobilitazioni hanno accompagnato mercoledì 21, l’annuncio ufficiale della candidatura del presidente boliviano Evo Morales, nelle elezioni del 2019, mentre l’opposizione aveva annunciato uno sciopero civico, ha informato una nota dell’agenzia di stampa Prensa Latina dalla nazione sudamericana.

Il dipartimento di Cochabamba (al centro) è stato la sede della manifestazione nella quale i rappresentanti del Movimento Al Socialismo (MAS) hanno difeso la nuova candidatura di Morales alla presidenza.

Gli organizzatori avevano indicato che la centrale Piazza 14 Settembre sarebbe stata il punto d’incontro il 21 febbraio, quando alcuni rappresentanti del Movimento Al Socialismo (MAS) avrebbero proclamato ufficialmente la candidatura di Morales alle elezioni del 2019.

La destra aveva annunciato per la giornata uno sciopero civico, sostenendo che “si devono rispettare i risultati del referendum del 2016, quando s’impose l’opzione del No alla nuova candidatura.

Due anni fa era stato realizzato un referendum per far sì che la popolazione decidesse l’approvazione di una riforma parziale della Costituzione che permettesse una quarta candidatura di Evo Morales come mandatario.

 L opzione del No aveva ottenuto il 51,3 % dei voti contro il 48,7 % dei Sì.

Il capo di Stato aveva segnalato al momento che i risultati erano il prodotto di menzogne della destra.

Nonostante questo il 28 novembre 2017, il Tribunale Costituzionale Plurinazionale della Bolivia aveva dichiarato legittimo il ricorso astratto di incostituzionalità presentato dal partito al governo MAS per una nuova candidatura delle autorità del paese.

La sentenza si appoggia all’articolo 256 della Costituzione Politica dello Stato, in cui si dà priorità agli accordi internazionali sui diritti umani.

In questo modo è possibile la nuova candidatura di Morales alle prossime elezioni, così come le nomine del vice vicepresidente, di 154 legislatori, nove governatori, 339 sindaci e 3500 assessori e consiglieri. ( Traduzione GM – Granma Int.)

2 set (Prensa Latina) Il vicepresidente Alvaro Garcia Linera considerò che le violente mobilitazioni del settore cooperativo boliviano avevano un fondo politico e cercavano la destabilizzazione del governo di Evo Morales.    
Ci fu intenzionalità politica di fare pressioni sul governo per obbligarci ad effettuare concessioni minerarie ad aziende multinazionali. 
Però noi non l'abbiamo accettato e sarebbe stato un'avventura terribile per loro venire a La Paz ed occupare istituzioni pubbliche, perché il popolo non li appoggia, affermò Garcia Linera in un'intervista con la rete televisiva multinazionale Telesur. 
Rivelò che piccoli gruppi di lavoratori delle cooperative minerarie volevano che il governo consegnasse loro nuove aree di sfruttamento ricche in argento, stagno e wolframio per associarsi con aziende straniere, fatto proibito dalla Costituzione Politica dello Stato. 
Volevano consegnare il patrimonio dei boliviani ad aziende straniere ; ma abbiamo detto NO, perché questo non è cooperativismo, bensì “multinazionalizzare”  l'economia, spiegò. 
In questo senso, il vice presidente sostenne che le battaglie si vincomo sempre con la cittadinanza. 
In Bolivia vince chi sta col popolo. Nel 2003 abbiamo vinto contro un governo criminale non con la violenza bensì con la mobilitazione del popolo. Sconfiggiamo i lavoratori delle cooperative col popolo, perché il popolo è molto saggio, il popolo appoggia le cause giuste, puntualizzò. 
Rimarcò che il presidente Evo Morales ha una missione molto chiara che è la difesa ad oltranza degli interessi del popolo boliviano. 
Alla fine del suo intervento, Garcia Linera ha insistito “sull'importanza dell'unità delle forze popolari latinoamericane per evitare di avere un continente nuovamente diviso che ci trasformerà in una regione di schiavi e colonie, come succedeva in altre epoche”. 
 

28 mar (Prensa Latina) Il governo della Bolivia ha l'obbligo di difendere la sua sovranità territoriale e le sue risorse naturali, reiterò oggi in questa capitale il presidente di questo paese sud-americano, Evo Morales.   
In una breve conferenza stampa, Morales spiegò che domani lo Stato dimostrerà al mondo che le acque del Silala appartengono ad una sorgente nata in una regione boliviana, e che non si tratta di un fiume internazionale. 
 
Morales ha messo in allerta che l'uscita del Cile dal Patto di Bogotà danneggerebbe l'immagine della dirigenza e del popolo di questo paese vicino. 
 
Il Patto di Bogotà nel nostro continente si è creato per dare soluzioni pacifiche ai conflitti, specialmente territoriali, e permette mediante il dialogo di abbordare le controversie, ricordò il dignitario. 
 
Se non risulta questo, si può accorrere agli organismi internazionali creati dall'umanità, come la Corte Internazionale de L'Aia, puntualizzò. 
 
Non possiamo credere che politici in Cile che non sono tutti, per fortuna, e molto meno il popolo di questo paese vicino, coi suoi movimenti sociali, vogliano ritirarsi del Patto di Bogotà, disse Morales. 
 
Questi sono i membri dell'estrema destra, assicurò il capo di Stato. 
 
Se qualche politico della nazione vicina decide di rinunciare al Patto di Bogotà, come risponderebbe lo Stato ed il popolo cileno in generale? Che io ricordi, Cile è stato sempre un paese rispettoso della diplomazia internazionale, ha concluso il mandatario boliviano. 
 
Ig/joe  

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