All’inizio dell’anno pensavamo di dover fare presto i conti con una nuova operazione di “regime change” contro il Venezuela, impostata negli Stati Uniti ed eseguita disciplinatamente da tutti gli apparati politici, diplomatici e mediatici anche in Europa e in America Latina.

L’autoproclamazione di un presidente (Guaidò) antagonista a quello eletto dal popolo venezuelano (Maduro) voleva sancire il progetto statunitense di riportare sotto il proprio dominio quello che ritengono, molto ma molto arbitrariamente, il loro “cortile di casa”.

Il vento degli ultimi due anni sembrava spirare a favore dei progetti di Washington. L’Argentina era già tornata in mano alla destra liberista, ma soprattutto nel gigante del latinoamerica – il Brasile – la destra era riuscita prima a deporre la presidente Dilma Roussef, poi ad impedire che Lula potesse ricandidarsi alla carica, infine ad eleggere come presidente un ex militare ultrareazionario che non avrebbe affatto sfigurato nel recente congresso di Verona. 

Prima ancora il governo dell’Honduras (di destra ma inviso agli Usa) era già stato rovesciato. I paesi della Costa del Pacifico dell’America Latina (Cile, Perù, Colombia) erano rimasti sempre allineati ai dettami di Washington anche nel ventennio progressista che ha investito il continente. La rivoluzione ciudadana in Ecuador era stata normalizzata con un repentino voltafaccia della nuova presidenza. E anche il Nicaragua sandinista aveva conosciuto un tentativo di revanche reazionaria, anch’essa fallita, finanziata e appoggiata dagli Usa.

La situazione, vista dalla Casa Bianca, era dunque eccellente.

Eppure in Venezuela non è andata secondo i piani di Washington, né secondo il copione ampiamente sperimentato in passato in altri paesi come Jugoslavia, Libia, Siria, Ucraina etc.

Diventa dunque interessante, e importante ai fini della ridefinizione in corso nei rapporti di forza a livello internazionale, provare a capire perché il Venezuela resiste ai tentativi di rovesciamento politico del suo governo.

In primo luogo va sottolineato come sia la costruzione del governo bolivariano che la sua difesa, sono sempre passati attraverso il processo democratico e costituzionale. Inclusa la rimozione dell’uomo di paglia di Washington, Guaidò.

L’elezione di Maduro e la nascita dell’Assemblea Costituente sono passati attraverso la verifica elettorale e popolare, la cui regolarità è stata certificata da osservatori internazionali non certo “amici” della Rivoluzione Bolivariana (tra di essi anche l’ex presidente Usa Jimmy Carter o l’ex premier spagnolo Zapatero).

In particolare, nelle votazioni per l’Assemblea Costituente, che ha fatto decadere la precedente Assemblea Nazionale, il fronte chavista si è misurato con tutte le forze di opposizione, mentre solo una piccola parte della destra – quella apertamente golpista – si è rifiutata di partecipare al voto.

E’ evidente come in Venezuela ci sia scontro politico e scontro di classe, tra settori sociali con interessi antagonisti tra loro attraverso le proprie rappresentanze politiche. La borghesia venezuelana, diversamente da quella cubana, non è scappata a Miami, ma in gran parte è rimasta nel paese, covando da anni rabbia e sentimenti di rivincita contro un modello politico e sociale che ha dato soluzioni e dignità ai settori più poveri della popolazione (che erano la maggioranza, in uno dei paesi socialmente più disuguali dell’America Latina). 

Per milioni di poveri, l’esperienza bolivariana ha significato materialmente l’uscita dalla povertà, abitazioni invece che baracche nelle favelas, sanità e cure invece che malattie e mortalità precoce, istruzione invece che analfabetismo.

Ma rovesciare completamente le regole del gioco e le priorità sociali, non è mai un processo pacifico né gratuito, soprattutto sul piano economico. Si procede spesso a tentoni e per tentativi, il nemico di classe ti sabota e ti boicotta, intralcia con ogni mezzo le soluzioni utili per un processo di cambiamento, il “fronte esterno” imperialista ti chiude molte vie decretando sanzioni e blocco economico.

Nasce anche da questo la penuria dei beni, la speculazione sulla moneta, l’assedio economico, il furto “legalizzato” delle risorse (vedi l’oro dello Stato venezuelano, rapinato dalle banche inglesi in cui era depositato), il ripetuto sabotaggio della rete elettrica e quant’altro.

Questi interessi sociali antagonisti non possono che confliggere tra loro, in Venezuela come in ogni società e in ogni paese. Se c’è un pezzo di società che si emancipa, un altro pezzo non può che perdere parte dei suoi privilegi.

Ma il terreno della violenza è stato scelto deliberatamente dalla destra e dalle forze dell’opposizione contro Chavez prima e Maduro poi. Le forze armate continuano a rispettare il dettato costituzionale ed a tenere un profilo basso nel controllo delle piazze. L’autodifesa popolare e la mobilitazione di massa del fronte chavista hanno hanno fatto vedere a tutto il mondo che il governo bolivariano è tutt’altro che privo di consenso in larga parte della società venezuelana.

Il tentativo di rovesciare la realtà delle cose è stato potente e prepotente, ma ha avuto successo soprattutto nel sistema mediatico occidentlale, ancora determinato in larga parte da agenzie che agiscono in modo sincronizzato, dal centro fino all’ultimo telegiornale delle tv locali. La manipolazione e disinformazione mediatica è parte strategica di quelle che Alvaro Verzi Rangel definisce “Guerre di Quinta Generazione”.

Ma se la realtà sul campo è di un certo tipo, le manipolazioni possono non bastare più a vincere le operazioni di regime change. Resta così la strada dell’intervento militare diretto da parte degli Usa, come avvenuto spesso in America Latina e in altri paesi.

Ma se l’aggressione militare diretta – o quella tramite le agenzie di contractors che ormai vanno sostituendo gli eserciti regolari su molti fronti – ha funzionato in passato, oggi il suo esito non è affatto scontato, anzi.

L’amministrazione Usa sbandiera sempre il fatto che il golpista Guaidò è stato riconosciuto da 53 Stati, ma dimentica che gli Stati membri dell’Onu – e dunque dell’intero mondo – sono ben 193. E se gli Usa affermano che con loro sono schierati la gran parte degli Stati europei o Stati importanti dell’America Latina, il governo venezuelano di Maduro viene riconosciuto da Stati altrettanto e tendenzialmente più importanti: per popolazione, peso economico e politico. Infine i tre quarti degli Stati del mondo non hanno obbedito a Washington e non hanno riconosciuto Guaidò.

Sono tutti dati che debbono guidare l’azione di solidarietà popolare e internazionale con il Venezuela, avendo ben chiaro che si sono forze che condividono politicamente il processo bolivariano, altre che non lo condividono ma che gli sono solidali e altre ancora che lo rispettano senza condividerlo, né solidarizzano con esso. Ma sono tutte forze reali che hanno contribuito ad impedire il rovesciamento di un governo legittimo. Per lavorare unitariamente con questo atteggiamento, il prossimo 13 aprile a Roma si riunisce per la prima volta il Forum Venezuela.

Ci troviamo dunque di fronte ad una esperienza politica e statuale, quella del Venezuela bolivariano, che sta resistendo efficacemente ad uno scenario di destabilizzazione fino ad oggi senza ostacoli.

E’ un segno dei cambiamenti in corso nel mondo, cambiamenti significativi che indicano le evidenti difficoltà del primus inter pares – gli Stati Uniti – di tutti gli assetti strategici della fase storica precedente. Un indebolimento che lo rende meno capace di dettare i destini di tutto il mondo ma non per questo meno pericoloso. Il Venezuela resiste e dobbiamo essergliene grati.

Dimostriamolo il prossimo 13 aprile.

Dietro la scomparsa dell’oro venezuelano, c’è la regia degli Stati Uniti. Leggendo una notizia del genere potrebbe sembrare di esser finiti in una spy story, o in una vecchia storia d’avventura di un paio di secoli fa. Stiamo invece parlando di cronaca, di politica, di quello che sta avvenendo in Venezuela. E come sempre quando si segue la pista dei soldi – in questo caso dell’oro – poi le dinamiche in atto iniziano a diventare chiare.

Sono tre le notizie interessanti, da questo punto di vista, che circolano da ieri, citate e proposte da Corriere della Sera e da Sole 24 Ore (media che non possiamo certo annoverare tra quelli pro-Maduro, che di fatto da queste parti non esistono).

La prima arriva dall’agenzia Bloomberg: la Banca d’Inghilterra ha bloccato una richiesta del governo venezuelano di ritirare oltre un miliardo di dollari in lingotti d’oro in possesso della stessa banca. Si tratta di parte della riserva aurea all’estero della banca centrale venezuelana, quindi teoricamente nelle sue disponibilità.

La seconda notizia la riporta la Reuters: l’autoproclamato – e quindi golpista – presidente Guaidò ha scritto a Teresa May, chiedendo formalmente di non restituire l’oro perchè “sarebbe usato per la repressione” da parte di Maduro.

La terza notizia arriva dal Sole 24 Ore, ed è quella che forse “pesa” di più. Sono due, in realtà, le news contenute nell’articolo di Alessandro Plateroti, che suggeriamo di leggere (https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2019-01-26/-l-oro-caracas-londra-congelato-usa-deutsche-bank-saga-193032.shtml?uuid=AEFrBQLH).

Il primo spunto è in apertura di articolo: dietro il mancato rimpatrio a Caracas nel settembre scorso di 550 milioni di dollari di lingotti d’oro depositati a Londra, non c’erano infatti «problemi procedurali» come hanno sostenuto finora la banca centrale e lo stesso governo inglese, ma una vera operazione di esproprio internazionale organizzata segretamente dalla Casa Bianca”.

Più chiaro di così si muore. Nello specifico, l’autore fa riferimento ad un precedente diniego da parte dell’autorità britannica che era stato attribuito a questioni di procedura.

Il secondo arriva qualche riga dopo, ed è ancora più clamoroso, forse.

Secondo alcune fonti, la quantità di oro venezuelano in possesso della Bank of England sarebbe praticamente raddoppiato. Da 14 tonnellate presenti nel mese di novembre 2018 alle 31 tonnellate attualmente custodite.

Ma come, a settembre Londra blocca il rimpatrio di 500 milioni di oro e il governo venezuelano gliene affida altre diciassette tonnellate? Sono matti? No. Perchè l’oro non arriva dal Venezuela, ma dalla Germania. Più precisamente dalla Deutsche Bank, che lo aveva avuto come garanzia da parte di Caracas per un prestito concesso quattro anni fa.

Bloccare l’accesso alle riserve auree al governo di Maduro è una operazione che può avere conseguenze gravi ed immediate. L’oro è usato infatti da anni come valuta di scambio per l’acquisto di beni di consumo anche fondamentali, come cibo e farmaci. Un modo – spiega il Sole 24 Ore – per superare gli ostacoli del lungo embargo a cui il Venezuela è sottoposto da anni da parte degli Usa.

E qui si chiude il cerchio, che parte ed arriva sempre lì, negli Stati Uniti: “I sospetti che dietro questi casi ci sia la regia della Casa Bianca girano da mesi, come riportato in un’inchiesta del Sole 24 Ore il 29 novembre 2018. Una conferma arriva ora da Marshall Billingslea, Assistant Secretary for Terrorist Financing del Dipartimento al Tesoro Usa: «All’inizio di ottobre – rivela a sorpresa Billingslea – il Segretario Mnuchin ha incontrato i ministri delle Finanze d’Europa e Giappone, i governatori delle Banche Centrali e i responsabili dell’intelligence, per definire un piano di azione comune contro Maduro: l’obiettivo più importante e immediato è bloccare il commercio dell’oro sovrano venezuelano. Alcuni risultati li abbiamo già avuti in questi giorni…». Non a caso, erano proprio gli stessi giorni in cui Londra aveva deciso di bloccare il rimpatrio dei lingotti a Caracas.”

Citiamo volentieri e volutamente le ultime righe dell’articolo del Sole 24 Ore perchè, in storie come questa, la chiarezza è fondamentale.

Quello che sta avvenendo in Venezuela è qualcosa di assolutamente artificiale, eterodiretto, antidemocratico. Nasce dalla volontà di un paese terzo rispetto alle vicende venezuelane – gli Stati Uniti – che sta imponendo la sua agenda ad altri paesi terzi che vigliaccamente ne diventano complici.

La “storia dell’oro del Venezuela” è l’ennesima dimostrazione di tutto questo. E mentre Guaidò annuncia di stare prendendo il controllo dei beni all’estero del Venezuela – con l’ovvio e necessario benestare dei paesi che quei beni li ospitano -, gli Stati Uniti annunciano altre sanzioni. La prima ad essere colpita potrebbe essere la Pdvsa, la compagnia petrolifera di Stato.

 

Prof. Vasapollo: "La destra italiana - dal Pd alla Lega - vuole la guerra in Venezuela. Il sangue di questi ultimi anni nelle loro 'guerre umanitarie' non gli è bastato?"
"Faccio appello alla Mogherini perché rispetti per una volta l’autodeterminazione dei popoli e la sovranità di un paese."30/01/19

Intervista al Prof. Luciano Vasapollo, Professore alla « Sapienza» Università di Roma, Delegato del Rettore per le Relazioni Internazionali con l'America Latina

Professore in Venezuela è in corso un golpe oppure no?

E’ chiaramente in corso un colpo di stato. Non è iniziato il 24 gennaio ma un giorno prima. Il golpe è iniziato su Twitter quando il signor Pence, vice-presidente di un paese responsabile della morte di 30 milioni di persone circa dal 1945 ad oggi, ha deciso che il Presidente legittimo di un paese non lo doveva essere più. L’autoproclamazione del 24 gennaio di un autentico sconosciuto della vita politica venezuelana – noto solo per aver mostrato il deretano alla polizia bolivariana e per aver lanciato molotov riempite di escrementi contro l’esercito - è solo l’esecuzione di un ordine arrivato il giorno prima.


L’estrema destra venezuelana che guida il golpe – e i media che li assecondano nel mondo - continuano a dire però di seguire la Costituzione venezuelana. E’ così?

Come hanno spiegato bene il presidente Maduro, il ministro degli esteri Arreaza all’Osa, all’Onu – dove i piani golpisti sono miseramente falliti - e in conferenza stampa, ma come può spiegare uno studente di primo anno di giurisprudenza in Venezuela, il golpe non ha nessuna base legale. Lo hanno spiegato tutti i più importanti costituzionalisti in Venezuela come il tentativo dell’opposizione di giustificare come vuoto di potere l'usurpazione della funzione del Presidente non ha alcun riferimento legale. Il presidente Nicolas Maduro Moros ha giurato il 10 gennaio dinnanzi al potere supremo costituzionale come prevede la Costituzione in casi in cui, come l’attuale, il Parlamento è in una situazione di ribellione. Il Venezuela, fattore determinante e volutamente ignorato da quei media che assecondano il golpe, è una repubblica presidenziale e il Presidente è eletto da elezioni dirette e non dal Parlamento. Non è mai prevista la possibilità di vuoti di potere. L'art. 233 della costituzione, che l’estrema destra golpista cita per avallare questo colpo di stato, parla di impedimento permanente del presidente, non di vuoto di potere. La costituzione definisce tassativamente 5 casi di impedimento permanente: rinuncia del presidente, morte, sentenza del Tribunale supremo che ne dichiari la destituzione, dichiarazione del Tribunale supremo che ne dichiari l’incapacità fisica o mentale, la dichiarazione di abbandono dell’incarico. Questi sono gli unici casi in cui si manifesta l'impedimento permanente, la legge venezuelana non ne prevede altri. Come potete facilmente comprendere nessuno sussiste in questo momento ed è chiaramente in corso un colpo di stato. L'ennesimo colpo di stato della nefasta storia degli Stati Uniti in America Latina.


Gli Stati Uniti hanno deciso di passare ora al piano B del golpe: soffocare del tutto l’economia del paese. Hanno annunciato, per bocca di Bolton, nuove sanzioni contro la compagnia petrolifera statale PDVSA. Inoltre sono stati congelati ben 7 miliardi di dollari della società di Caracas. Il vero obiettivo è quello di impadronirsi del petrolio venezuelano?

Non solo del petrolio. Il Venezuela ha le riserve di petrolio più grandi al mondo superiori a quelle dell’Arabia Saudita, ma nel paese c’è oro, coltan, gas e tutto quello che fa gola all’imperialismo nord-americano. Qui però vorrei che sia chiaro un punto: la decisione degli Stati Uniti di forzare un colpo di stato e comunque un cambio traumatico dell’ordine precostituito è perché la Costituzione del Venezuela, che ha nazionalizzato e dato queste risorse al popolo, deve essere annientata. E per farlo hanno bisogno di un cambio traumatico.


Per questo si spiega la decisione dell’opposizione di non partecipare al dialogo?

Esattamente. Parte della destra venezuelana quella più legata al terrorismo e responsabile di decine di morti durante i due tentativi di golpe del 2014 e del 2017 note come Guarimbas hanno solo la strategia golpista nella loro agenda. Quando dopo anni di negoziazioni a Santo Domingo nel febbraio del 2018 tra il Governo e le varie anime delle destre - con la mediazione tra gli altri dell’ex primo ministro spagnolo Zapatero - si era finalmente arrivati ad un accordo che prevedeva la fine da parte delle destre della ribellione del Parlamento contro gli altri 4 poteri dello stato e elezioni presidenziali anticipate come richiesto (e voglio che questo punto sia chiaro e ribadito con forza) dalle opposizioni, una telefonata da parte di Tillerson, allora Segretario di stato, dalla Colombia dove era in visita al capo delegazione delle destre ha impedito di firmare un documento su cui avevano dato l’ok un minuto prima. Avete capito bene. Le destre erano d’accordo per il piano di riconciliazione nazionale, stavano per firmare ma non hanno potuto perché una telefonata da Bogotà del Segretario di stato Usa ha impedito tutto. E questo proprio perché gli Stati Uniti hanno bisogno di un cambio traumatico per derubare le risorse che oggi grazie alla Costituzione venezuelana ideata dalla rivoluzione bolivariana appartengono al popolo del Venezuela.


Elezioni anticipate che l’opposizione ha chiesto e che si sono svolte il 20 maggio. L’estrema destra che oggi guida il Golpe non ha voluto partecipare ma contro Maduro c’erano comunque altri due candidati delle opposizioni….

Non hanno voluto partecipare esattamente. Gli Stati Uniti glielo hanno impedito. Mi ricordo che ero osservatore internazionale in quei giorni di maggio durante le elezioni presidenziali che hanno visto la conferma per un secondo mandato del presidente Maduro. Ho potuto assistere come vi fossero decine di comizi dei candidati delle opposizioni, Henri Falcon e Bertucci, come ci fossero dibattiti pubblici tra tutti loro. Alle elezioni, assolutamente libere e trasparenti, hanno partecipato milioni di venezuelani che hanno sfidato anche il terrorismo dell’estrema destra per andare a votare, dando una lezione di democrazia e di civiltà al mondo. L’ho visto come testimone diretto. E alla fine Maduro ha trionfato con il 68% dei voti e in percentuale rispetto all’affluenza ha preso più consenso di Trump, Macron, Pinera, Macri. Coloro che oggi attaccano la sovranità del Venezuela.
La parte della destra che non ha voluto partecipare alle elezioni, Voluntad Popular del golpista autoproclamato di questi giorni in particolare, ha scelto di continuare a bruciare le persone per le strade solo perché nere o chaviste – e sono loro i riferimenti “democratici” oggi per l’occidente. C’è poi il caso singolare di Accion Democratica di Ramos Allup, più moderata, che aveva in un primo momento dato l’adesione per poi ritirarla su ordine degli Stati Uniti. Elezioni anticipate chieste dall’opposizione, a cui la parte dell’opposizione golpista non ha potuto partecipare per imposizione di Washington. Pensate è come se alle prossime elezioni Fratelli d’Italia o Forza Italia decidono di non candidarsi poi chiedono l’annullamento perché loro non si sono presentati, qualcuno si autoproclama Presidente in piazza e qualche stato canaglia lo riconosce. Ma c’è un’ipocrisia anche maggiore all’imperialismo degli Stati Uniti.


Quale?

Mi riferisco all’Unione Europea. Bene disse in quei momenti Zapatero che accusò l’Unione Europea di ipocrisia totale nel aver dato scontate l’irregolarità di elezioni che non si erano ancora svolte, di non aver voler voluto partecipare come osservatore nonostante l’invito formale da parte del governo venezuelano e di non riconoscerle perché parte dell’opposizione le aveva boicottate su imposizione degli Stati Uniti e per proseguire i loro piani di violenza, golpismo, guerra economica, lavorando per creare le condizioni per la prossima guerra criminale degli Stati Uniti.


Il servilismo dell’Unione Europea è per questo una vergogna maggiore degli Stati Uniti. Tutto il mondo ha capito la brutalità e la malvagità nord-americana, ma l’Ue per qualche misteriosa ragione riesce ancora a passare come innocente aerea di rispetto dei diritti umani, quando tra guerre e sanzioni è responsabile della morte di centinaia di migliaia di persone.


A proposito di Unione Europea come giudica l’ultimatum di Spagna, Francia e Germania rivolto al governo di Maduro….

Criminale. Governi che non rappresentano più il loro popolo, pensate a Macron, che vogliono dare 8 giorni al governo legittimo del Venezuela di indire elezioni. Che brutalità, che arroganza, che tristezza. Fino a questo punto si è spinto il servilismo verso gli Stati Uniti? Al contrario l’Italia ha assunto una posizione più degna e coraggiosa.


Il governo italiano si è spaccato ma al momento ha resistito e non si è piegato alla logica dell’ultimatum da guerra…

La posizione della Lega di Salvini è in linea, ma non c’erano dubbi, con chi da destra a destra – cioè da Fratelli d’Italia al Pd – ha deciso di attaccare la sovranità del Venezuela per arrivare all’ennesima guerra “umanitaria” che serve agli Stati Uniti per depredare l’ennesimo paese delle sue risorse. Al contrario il Movimento 5 Stelle, e voglio citare in particolare la posizione di Alessandro Di Battista e Manlio Di Stefano in particolare, ha deciso di sfidare apertamente la logica imperialista e mi vorrei complimentare pubblicamente con loro. Il governo italiano ha mostrato ancora una volta la sua doppiezza con Salvini schierato con il peggio del golpismo e di chi sta alimentando la guerra “umanitaria” per rubare il petrolio dei venezuelani. E’ chiaro che sarà una battaglia dura ma grazie al Movimento 5 Stelle, dobbiamo riconoscerlo, è comunque un risultato perché sappiamo già che con un governo Renzi o un governo Gentiloni ci sarebbe stata la solita figura da zerbino con l’Italia accodata sulla linea folle dell’ultimatum. Quella solita figura che avrebbe fatto un governo monocolore Lega.
Ha pesato molto anche l’opinione pubblica più consapevole dopo le decine di guerre criminali degli anni passati che conoscono alla perfezione tutto il “libretto da manuale” creato ad arte da un’informazione coinvolta in prima persona. E hanno pesato le manifestazioni imponenti che le nostre organizzazioni che hanno manifestato in 6 città con centinaia e centinaia di persone il proprio sostegno al legittimo Presidente Maduro, ma l’apertura di una mediazione insieme a Uruguay e Messico è una posizione intelligente che serve a scongiurare una carneficina su cui invece lavorano ripeto da destra a destra Fratelli d’Italia, Pd, Lega e Forza Italia.


Che messaggio vorrebbe dare alla Mogherini prima che l’Ue si pronunci definitivamente?

Faccio appello alla Mogherini perché rispetti per una volta l’autodeterminazione dei popoli e la sovranità di un paese. Per una volta l’Unione Europea si faccia promotore del dialogo e non assecondi i piani criminali degli Stati Uniti. Dopo la Jugoslavia, Afghanistan. Iraq, Libia, Siria, Ucraina... quanti morti e quanto sangue volete ancora sulla coscienza? Questo direi alla Mogherini. E le direi di lavorare perché le destre che addirittura e in modo vergognoso l'Unione Europea ha premiato come esempio dei diritti umani si siedano nuovamente sul tavolo delle trattative e del dialogo come chiede e ha sempre chiesto il governo del Presidente Maduro. Non è accettabile una mediazione che ponga come vincolo il ripetersi delle elezioni presidenziali questa è la mia opinione. Ripeto è come se in Italia, Fratelli d’Italia o Forza Italia non si candidano poi chiedono l’annullamento perché loro non si sono presentati. Il dialogo è la base ma con un’agenda aperta senza vincoli e ultimatum.

Cosa teme come scenari futuri?

Mosca con le dichiarazioni del ministro degli esteri Lavrov sono stati chiari e la Russia ha chiarito di essere pronta a utilizzare tutti i mezzi disponibili per il rispetto del diritto internazionale sulle vicende del Venezuela. Dobbiamo essere chiari su quello che può accadere sul Venezuela. L’ennesima guerra criminale degli Stati Uniti non sarebbe un conflitto regionale con Colombia, Brasile e altri paesi che ne vivrebbero le conseguenze sulla loro pelle chiaramente. Non sarebbe solo portare il Medio Oriente in America Latina. Il rischio è di una guerra mondiale con Russia, Cina, India e altri paesi che si opporrebbero all’unilateralismo nord-americano. Ci sono i presupposti per una nuova guerra mondiale. I partiti che da destra a destra – da Pd a Lega per capirci – hanno capito cosa significa soffiare sui venti della guerra?


Papa Francesco ha chiesto 'di essere grandi' a coloro che possono aiutare a risolvere il problema della crisi in Venezuela attraverso la pace e il dialogo. Come giudica il ruolo del Pontefice?

Nonostante la pressione dei vescovi in Venezuela, il Papa, non riconoscendo il golpista ma chiedendo pace e dialogo, sta facendo uno sforzo che un ateo marxista come me non può che sottolineare con ammirazione e rispetto. L'ultimatum lanciato da alcuni paesi dell'Unione Europea al governo del Venezuela va nella direzione opposta all'appello lanciato dal Pontefice perché' significa accelerare quella spirale di violenza che ha portato alla distruzione di Iraq, Afghanistan, Ucraina, Libia e Siria.


Un’ultima domanda sul Petro. Lei è stato in Venezuela a lavorare da economista per la perfezione di questo innovativo sistema monetario. Il golpe del 24 gennaio è arrivato poco dopo il lancio di questo sistema monetario alternativo. C’è correlazione?

Ho partecipato in una commissione ristretta economica che ha lavorato sul perfezionamento del Petro. Attraverso il PETRO, attraverso le CRIPTMONETE il Venezuela sta lavorando per creare le condizioni per un sistema monetario alternativo in risposta al dollaro. Non è solo il Venezuela che sta de-dollarizzarando. C’è tutto un mondo che non vuole più essere sotto il ricatto del dollaro. Gli Usa cercano di sottomettere i paesi attraverso la dittatura finanziaria del dollaro, il Petro per il Venezuela deve essere lo strumento attraverso cui svincolarsi dagli strumenti di dominio imperiale. Caracas non è sola. Alcuni paesi stanno lavorando con il Venezuela in questa direzione: ci sono la Turchia, l’Iran, la Russia e la Cina. Quando Caracas ha iniziato a lavorare per ancorare il Petro non solo al petrolio ma ad un paniere in cui abbia un ruolo fondamentale l’oro - il Venezuela ha giacimenti enormi di oro – è partito secondo me l’ordine definitivo del colpo di stato. In gioco non c’è la sovranità monetaria solo del Venezuela ma di tutti quei paesi e popoli, come ad esempio l’Italia, che chissà un giorno vorranno riprendersela.

https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-prof_vasapollo_la_destra_italiana__dal_pd_alla_lega__vuole_la_guerra_in_venezuela_il_sangue_di_questi_ultimi_anni_non_gli__bastato/5496_26945/?fbclid=IwAR2bjymmMR91IjFSIIwkB1IIqICDJc6eCeoQXj_nthVzMKa9m3WOQqSFK4Y

 

 

Saluto di appoggio alla rivoluzione bolivariana e chavista di Pierpaolo Leonardi (USB- FSM) e Luciano Vasapollo (CESTES-Centro Studi USB)

https://youtu.be/QG7swnmk5vo

 

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